“Voto Connection”, rinvio a giudizio per Salvino e Mario Caputo

Redazione

Cronaca - L'udienza preliminare a dicembre

“Voto Connection”, rinvio a giudizio per Salvino e Mario Caputo
Chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 87 persone

23 Agosto 2019 - 11:20

Il pm Annadomenica Gallucci ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di 87 persone, perlopiù indagate a vario titolo di attentato ai diritti politici del cittadino e corruzione elettorale nell’ambito dell’inchiesta “Voto Connection“. Tra questi ci sono l’ex sindaco di Monreale Salvino Caputo e il fratello Mario che il capo della Procura di Termini Imerese, Ambrogio Cartosio, non aveva esitato a definire “prestanome” del ben più noto congiunto quando si era candidato con la lista Noi con Salvini alle elezioni regionali del 2017.

Lo rivela l’edizione odierna del Giornale di Sicilia. Per riuscire ad ottenere un posto all’Ars, i salviniani siciliani Alessandro Pagano e Angelo Attaguile avrebbero prima creato un escamotage per ingannare l’elettore, scrivendo nei manifesti solo il cognome con la dicitura “detto Salvino”, poi un sistema di corruzione basato sulla promessa di un posto di lavoro in cambio del voto. Un modus operandi che sarebbe stato perpetrato pure a favore dell’ex sindaco di Gangi, Giuseppe Ferrarello, candidato non eletto nella lista Movimento dei territori per Micari Presidente, ma anche nelle successive elezioni comunali di Termini Imerese vinte da Francesco Giunta, poi dimessosi perché travolto dalle accuse dell’indagine, compresa quella di peculato per avere usato l’auto blu “al fine di recarsi da una donna con la quale aveva rapporti sessuali”.

L’udienza preliminare si terrà il 4 dicembre davanti al gip del Tribunale di Termini Imerese, Claudio Emanuele Bencivinni. In quella sede potranno costituirsi parte civile i tre enti pubblici individuati come parte offesa: la Regione Siciliana, i Comuni di Termini Imerese e Gangi.

La difesa dei fratelli Caputo, nel corso dell’inchiesta, è stata incentrata sulla condotta trasparente della campagna elettorale. “effettivamente il candidato era Mario”, è stata la linea difensiva, corroborata da numerose immagini che testimonierebbero come non si sarebbe nascosto agli elettori, partecipando ai comizi pubblici. Salvino e Mario Caputo erano stati sottoposti agli arresti domiciliari, misura poi annullata in quanto è stato ritenuto che la loro condotta, pur essendo dimostrata, non configuri un reato.

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