Mafia, colpo alla rete di Matteo Messina Denaro: 22 i fermi

Redazione

Regione

Mafia, colpo alla rete di Matteo Messina Denaro: 22 i fermi

19 Aprile 2018 - 08:58

Questa mattina, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, Carabinieri del Ros e del Comando Provinciale di Trapani e della Polizia (Squadre Mobili di Palermo e Trapani e Servizio Centrale Operativo) hanno arrestato 22 affiliati alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, detenzione armi e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalle modalità mafiose. In esecuzione del medesimo provvedimento, la Dia ha eseguito un fermo nei confronti di un indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figurano Matteo Messina Denaro, a conferma del perdurante ruolo di capo della provincia mafiosa di Trapani che si concretizza nella direzione delle varie articolazioni dell’organizzazione, nella risoluzione di controversie interne al sodalizio e nella gestione degli ingenti interessi economici, nonchè due suoi cognati, Gaspare Como e Rosario Allegra.

Le indagini hanno documentato le dinamiche associative dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, accertando il ruolo di vertice degli esponenti della famiglia dei Messina Denaro e dei suoi principali sodali, le gerarchie e i componenti delle principali articolazioni mafiose, il capillare controllo del territorio ed il sistematico ricorso all’intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale. L’importante operazione è il frutto di una serie di indagini sviluppate nella provincia di Trapani dall’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia di Stato e dalla Dia, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, opportunamente assemblate attraverso la lettura e valorizzazione sistematica dei vari filoni investigativi.

Le indagini hanno permesso di documentare il ruolo di vertice operativo assunto da Gaspare Como, cognato del latitante, designato quale reggente del mandamento di Castelvetrano dopo un periodo di interregno conseguente agli arresti effettuati nel dicembre 2013 (operazione Eden) e agosto 2015 (operazione Ermes) che avevano colpito i principali esponenti dell’organizzazione. Proprio la costante esigenza di avere un esponente familiare al vertice della struttura, il capo mafia latitante ha incaricato il cognato, personaggio rimasto a lungo nell’ombra per quanto coinvolto in passato in vicende criminali, quale responsabile del mandamento di Castelvetrano a partire dai primi mesi del 2016. Gaspare Como, durante tale periodo, ha esercitato la sua leadership attraverso un ristretto circuito da uomini di provata affidabilità composto da Antonino Triolo titolare di una agenzia pratiche auto in Castelvetrano; Vincenzo La Cascia, uomo d’onore della famiglia di Campobello di Mazara; Calogero Guarino, gestore di una frutteria in Castelvetrano; Vittorio Signorello, dipendente civile dell’aeroporto Trapani Birgi.

Particolarmente significativi sono stati gli esiti delle intercettazioni ambientali all’interno dell’agenzia pratiche auto di Antonino Triolo, luogo deputato a mascherare i riservati incontri tra quest’ultimo e il Como, funzionali alla veicolazione delle comunicazioni con Nicola Accardo, capo della famiglia di Partanna di cui il Triolo si è rivelato essere il principale braccio destro. In tale ambito si è avuta la conferma della centralità di Matteo Messina Denaro nelle dinamiche associative attraverso disposizioni impartite al cognato e a quest’ultimo giunte tramite Nicola Accardo il quale ha proceduto allo smistamento di “pizzini”.

Le intercettazioni hanno rivelato l’esistenza di accese interlocuzioni in seno al mandamento di Castelvetrano tra esponenti della famiglia di Campobello e Castelvetrano sulla spartizione di proventi illeciti, per dirimere le quali si rendeva necessaria la forte presa di posizione di Gaspare Como forte dell’investitura ricevuta dal cognato Matteo Messina Denaro per la risoluzione di ogni controversia sul territorio. Tale scenario ha fatto da sfondo all’omicidio di Giuseppe Marcianò, avvenuto a Campobello di Mazara il 6 luglio 2017, uno dei protagonisti delle criticità interne all’organizzazione.

Più in generale, le indagini hanno documentato uno spaccato genuino delle dinamiche associative del mandamento di Castelvetrano, comprendente anche le famiglie di Partanna e Campobello di Mazara, evidenziando la vitalità dell’organizzazione nel controllo del territorio e la sua pericolosità testimoniata da estorsioni a danno di imprenditori della zona, di una serie di danneggiamenti su beni e proprietà allo scopo di punire atteggiamenti irrispettosi di soggetti riottosi all’autorità mafiosa, e dalla ampia disponibilità di armi e munizionamento. Particolarmente attivi in tale ambito sono stati gli indagati Giuseppe Tilotta, Giuseppe Bongiorno e Leonardo Milazzo i quali occupavano delle intimidazioni su disposizione del capo mandamento Gaspare Como. E’ emersa, inoltre, l’assoluta fedeltà dei membri dell’organizzazione al latitante Matteo Messina Denaro, attraverso manifestazioni di vera e propria “venerazione” per la sua carismatica figura, che veniva ulteriormente enfatizzata l’indomani della morte di Salvatore Riina quando veniva indicato come suo erede naturale.

Emblematica, in tal senso, è la solerzia dimostrata da Angelo Greco, uomo d’onore di Campobello di Mazara, le indagini sul quale hanno evidenziato la stretta vicinanza al capo mafia latitante tanto da essere a conoscenza nel dicembre 2012 di una sua momentanea permanenza nella zona di Marsala, il quale si premurava di cancellare una scritta irriguardosa comparsa su un muro della cittadina campobellese nel gennaio 2013 nei confronti di Matteo Messina Denaro, attivandosi per ricercare il responsabile.

Contestualmente, le indagini, hanno fatto luce sulle dinamiche associative dei mandamenti di Castelvetrano e Mazara del Vallo e di alcune delle famiglie mafiose in essi inserite. Un ruolo di primo piano ha rivestito Nicola Accardo, figlio del defunto “Ciccio”, al vertice della famiglia mafiosa di Partanna, nelle cui mani e nella cui abitazione le intercettazioni ambientali hanno documentato la lettura dei “pizzini”, originata dal latitante e diretta sia al suo ambito familiare, sia ai vertici di alcune “famiglie mafiose”. Ancora una volta, infatti, è emerso l’uso dei “pizzini” per dirimere controversie, dare disposizioni ai sodali ed investire delle massime cariche mafiose in seno alle rispettive famiglie le nuove leve, tra cui il neo reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Dario Messina.

Analogamente è stata registrata, già durante la detenzione domiciliare del noto capomafia Vito Gondola, recentemente deceduto, l’ascesa di Dario Messina, oggi al vertice del mandamento di Mazara del Vallo, non priva di documentati contrasti. L’inchiesta ha documentato i contatti tra i diversi mandamenti nella gestione mafiosa del realizzando parco eolico di Mazara, facendo emergere divergenze tra i massimi esponenti degli stessi con il ricorso ad azioni intimidatorie. Analoghi progetti criminali, sono stati registrati all’interno del mandamento di Mazara del Vallo durante l’ascesa, prima della sua formale investitura, di Dario Messina consentendo, oggi, il fermo suo e dei suoi più stretti “collaboratori”, Bruno Giacalone e Marco Buffa quest’ultimo dichiaratosi “capo decina” di Petrosino Strasatti.

Dalle indagini, risulta palese come il latitante, al fine di assicurarsi il costante controllo delle attività illecite e dei relativi proventi economici, abbia privilegiato, nella scelta dei soggetti da porre al comando dell’organizzazione mafiosa, il criterio “dinastico”, individuando sempre persone appartenenti alla propria cerchia familiare, affinché il vincolo “mafioso” coincidesse pienamente con il vincolo “di sangue”. Altrettanto dicasi per le altre famiglie mafiose ed i rispettivi mandamenti. Ciò che rappresenta, infatti, il fulcro delle indagini è stato il completo monitoraggio da parte delle Forze di Polizia, dell’evoluzione degli assetti di vertice assunti dagli indagati in seno alle diverse compagini mafiose dopo i numerosi arresti avvenuti con le pregresse operazioni condotte negli anni, rispetto alle quali l’operazione odierna si pone in linea di assoluta continuità.

La attività investigative, tra le altre cose, hanno documentato sia le numerose attività malavitose finalizzate al mantenimento in vita dei sodalizi mafiosi interessati, talvolta realizzate attraverso azioni violente mirate a ribadire l’assoggettamento del territorio e delle relative attività economico-imprenditoriali a “Cosa Nostra”, sia i meccanismi che hanno assicurato il collegamento tra le diverse articolazioni territoriali di “Cosa Nostra” e il mantenimento delle funzioni di vertice, per la provincia di Trapani, del latitante Matteo Messina Denaro.

Le intercettazioni hanno, inoltre, consentito di accertare che che taluni indagati, attraverso soggetti insospettabili, sono intervenuti in aste giudiziarie al fine di riappropriarsi anche di beni sequestrati in precedenti operazioni antimafia e si è documentato nuovamente l’interesse della criminalità organizzata per il settore delle scommesse, attraverso la gestione di numerosi “punti gioco”, oltre alle attività tipicamente mafiose quali estorsioni e danneggiamenti.

Le indagini, infine, hanno consentito di contestare a Carlo Cattaneo, imprenditore nel settore dei giochi e scommesse on line, il reato di concorso esterno all’organizzazione mafiosa, per aver posto una serie di condotte volte a favorire l’acquisizione e la gestione da parte dell’associazione di tali rilevanti atttività economiche, provvedendo, tra l’altro, al sostentamento economico del circuito familiare del latitante Matteo Messina Denaro.

I DESTINATARI DEL PROVVEDIMENTO

1. MESSINA DENARO Matteo, detto u Siccu, nato a Castelvetrano il 26 aprile 1962
2. ACCARDO Nicola, nato a Partanna il 16 gennaio 1965 capo della famiglia mafiosa di Partanna,
3. COMO Gaspare, detto Panda, nato ad Erice il 20 agosto 1968 capo del mandamento mafioso di Castelvetrano
4. LA CASCIA Vincenzo, nato a Castelvetrano il 14 febbraio 1948 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
5. MESSINA Dario, nato a Mazara del Vallo il 7 novembre 1984 reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo
6. URSO Raffaele, detto Cinuzzo, nato a Castelvetrano il 29 gennaio 1959 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara,
7. ALLEGRA Rosario, detto Saro, nato a Santa Ninfa il 29 ottobre 1953 della famiglia di Castelvetrano
8. BONO Vito, nato a Campobello di Mazara il 6 novembre 1959 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
9. BUFFA Marco, nato a Mazara del Vallo il 4 gennaio 1973 della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo
10. DELL’AQUILA Filippo, nato a Campobello di Mazara il 2 maggio 1964 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
11. TRIPOLI Mario, nato a Castelvetrano il 16 giugno 1972 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
12. GIACALONE Bruno, nato a Mazara del Vallo il 30 giugno 1961 della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo,
13. GRECO Angelo, nato a Mazara del Vallo il 4 febbraio 1969 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
14. GUARINO Calogero, nato a Castelvetrano il 28 luglio 1969 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
15. MATTARELLA Giovanni, nato a Mazara del Vallo il 10 marzo 1966 della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo
16. MILAZZO Leonardo, nato a Castelvetrano il 15 giugno 1978 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
17. BONGIORNO Giuseppe Paolo, nato a Castelvetrano il 5 agosto 1988, della famiglia mafiosa di Castelvetrano
18. SIGNORELLO Vittorio, nato in Svizzera il 9 settembre 1962 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
19. TILOTTA Giuseppe, nato a Castelvetrano il 29 ottobre 1962 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
20. TRIOLO Antonino, nato a Partanna il 12 gennaio 1970 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
21. VALENTI Andrea, nato a Campobello di Mazara il 27 giugno 1952 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara

CONCORSO ESTERNO IN ASSOCIAZIONE MAFIOSA
22. CATTANEO Carlo, nato a Castelvetrano il 6 giugno 1985

Altre notizie su monrealepress

Autorizzazione del Tribunale di Palermo N. 621/2013

Direttore Responsabile Giorgio Vaiana
redazione@monrealepress.it