“E’ socialmente pericoloso”: sorveglianza speciale per Nino Dina

Redazione

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“E’ socialmente pericoloso”: sorveglianza speciale per Nino Dina

17 Ottobre 2017 - 16:12

Non si sono discostati dalle accuse formulate qualche tempo fa (ne parlavamo in questo articolo): per i magistrati della Procura di Palermo, Nino Dina (che fu anche assessore a Monreale nella giunta guidata dal sindaco Filippo Di Matteo, ndr) è “socialmente pericoloso” per i suoi rapporti con esponenti di cosa nostra. E per questo il collegio del Tribunale Misure di prevenzione presieduto da Luigi Petrucci ha deciso che l’ex deputato regionale debba essere sottoposto alla sorveglianza speciale per un anno e sei mesi. Dovrà rientrare a casa entro una certa ora e periodicamente firmare in commissariato.

Hanno pesato le inchieste che lo hanno visto coinvolto negli ultimi dieci anni, ma dalle quali è uscito quasi sempre “pulito” (fatta eccezione per l’ultima che lo ha visto finire anche se per 24 ore agli arresti domiciliari per corruzione elettorale). Per questa ragione la procura di Palermo aveva chiesto l’applicazione delle misure di prevenzione personali nei confronti di Nino Dina, parlamentare regionale già dell’Udc e poi iscritto al Gruppo misto. Non sono bastate le dimissioni di Dina per evitare il provvedimento, è la prima volta che viene emesso nei confronti di un parlamentare regionale.

La replica è affidata agli avvocati di Nino Dina, Giovanni Di Benedetto e Marcello Montalbano: “Siamo rimasti sorpresi del provvedimento che ovviamente impugneremo nella convinzione che non sussistano i presupposti per l’applicazione di alcuna misura di prevenzione nei riguardi dell’onorevole Dina – dicono a Repubblica.it –  Lo stesso Tribunale, infatti, valorizza essenzialmente fatti assai risalenti nel tempo, addirittura datati al 2003, e accertando al tempo stesso la insussistenza di “concreti favori resi al sodalizio”.

E arriva anche la replica dello stesso Nino Dina: ““Sono profondamente addolorato ed amareggiato per il provvedimento pronunciato dai giudici della sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo che colpisce principalmente la mia dignità di uomo prima ancor che la mia onorabilità di politico impegnato nelle istituzioni. Non intendo discutere il decreto del Tribunale, ma impugnarlo con i miei legali. Sono consapevole di avere incontrato solo soggetti incensurati peraltro presentatimi da altri incensurati, con riferimento ai quali solo successivamente e a
distanza di tempo si è palesata l’appartenenza a consorterie mafiose e a cui nessun favore concreto è stato mai elargito. Tutti i fatti sono risalenti nel tempo e privi di attualità. Sono sicuro che le mie ragioni saranno riconosciute dalla Corte di appello”.

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