Palermo, rapina al corriere di Burger King, quattro arresti

Redazione

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Palermo, rapina al corriere di Burger King, quattro arresti
Il fatto risale al settembre 2013, importanti le immagini delle telecamere

18 Gennaio 2016 - 00:00

Risolto il caso di una violenta rapina compiuta ai danni del corriere di una nota catena di fast food, nel settembre del 2013. Di quella rapina dovranno rispondere i palermitani, Diego Calandra , 32enne, Giuseppe Vitale, 35enne, Giuseppe D'Alessandro, 23enne e Gaspare Lo Giudice, 37enne. La rapina risale al 2 settembre del 2013. Il corriere di una nota ditta di fast food, con sede praticamente in tutti i grossi centri commerciali palermitani, si occupò di ritirare l’incasso del precedente fine settimana, di questi punti vendita. Per farlo, l’uomo si affidò a percorsi e rituali, consolidati in tanti anni in cui tutto era filato liscio. Proprio la ritualità di tale operazione, la mattina di quel 2 settembre, sembrò però ritorcersi contro. Il corriere si recò infatti presso l’esercizio di riferimento all’interno del centro commerciale “Conca d’oro”, ritirò l’incasso di quell’esercizio, lo ripose in una valigetta all’interno della quale era già custodita la somma dell’esercizio del centro commerciale “Poseidon” di Carini e, con 18 mila euro circa in contanti, si avviò all’uscita dove un collega lo attendeva in macchina. Appena fuori dal centro commerciale, il corriere fu colpito da una violenta sequenza di pugni da due malviventi che lo privarono del bagaglio a mano. Le indagini sulla violenta rapina sono state condotte dai poliziotti del Commissariato “San Lorenzo”. Ancora una volta, le telecamere di videosorveglianza sono state più “loquaci” e preziose di qualsiasi testimonianza, comunque difficile da ottenere perché l’aggressione era maturata nel contesto di un centro commerciale semideserto. Importanti, le immagini, lo sono state anche quando non hanno inquadrato nulla: la circostanza che l’aggressione fosse maturata in una zona d’ombra, non inquadrata da alcuna delle tante telecamere del centro commerciale, ha lasciato intendere agli agenti come la rapina fosse stata compiuta da chi bene conosceva planimetria e morfologia dei locali e quindi con la probabile collaborazione di un basista. Impossibile, che i rapinatori non avessero lasciato traccia di sé all’occhio elettronico, nell’immediatezza e nelle fasi successive della rapina. Le immagini sono state studiate con puntiglio dagli agenti che hanno ricostruito il film dell’aggressione e, praticamente, risolto il caso. Gli Agenti hanno notato come nelle fasi immediatamente antecedenti la rapina si fossero incrociati all’interno del centro commerciale quattro individui, noti alle forze dell’ordine per i loro precedenti di polizia e per le reciproche conoscenze. A dispetto di questa sicura conoscenza, consolidata almeno per quanto riguarda Calandra, D’Alessandro e Lo Giudice da un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso per una rapina compiuta dai tre il 14 maggio 2013, si è avuto modo di constatare che i quattro malviventi, all’interno del centro commerciale, si erano scambiati fugaci cenni d’intesa finalizzati all'esecuzione della rapina. I poliziotti hanno ricostruito che a compiere materialmente l’aggressione fossero stati D’Alessandro e Vitale ed a svolgere funzioni di “palo”, all’interno del centro commerciale, Calandra e Lo Giudice. Quest’ultimo, sempre dalle immagini delle telecamere, è sembrato assumere un ruolo particolarmente defilato, molto distante dagli eventi e, per gran parte della permanenza nel centro commerciale, addirittura rintanato in un esercizio. Anche nella fase successiva alla rapina, le due “vedette” all’interno del centro commerciale, Calandra e Lo Giudice, per rafforzare l’idea della loro estraneità al reato, hanno proseguito la loro permanenza nei locali del grande magazzino. Al di là del contributo dato dalle telecamere, il lavoro degli investigatori si è concentrato anche sul passato professionale dei malviventi, compreso quello di Lo Giudice che è risultato esser stato dipendente, per cinque anni, della ditta che si occupa servizio di pulizia del centro commerciale “Conca d’Oro”, ed in qualità di individuo “conosciuto” da eventuali testimoni, ha preferito tenere un basso profilo. "E’ quindi lui il basista della banda, – spiegano gli investigatori – colui che, presumibilmente, ha raccolto preziose informazioni sulle abitudini della vittima, sugli ingressi e vie di fuga dal “Conca d’Oro” e sulla dislocazione delle telecamere". LA PRECISAZIONE DEL CENTRO COMMERCIALE CONCA D'ORO   “Gaspare Lo Giudice non è mai stato un dipendente della General World Clean, la ditta di pulizie (con sede legale a Roma) che si occupa del centro commerciale Conca D’Oro”. A dichiararlo è Silvana Russo, responsabile ufficio risorse umane dell’azienda che fornisce il servizio di pulizia al centro commerciale di via Lanza di Scalea. Il giorno dopo la notizia degli arresti effettuati dalla polizia, per la rapina effettuata nel 2013 ai danni di Burger King, parla la responsabile dell’ufficio risorse umane della ditta di pulizie.   “Le informazioni riportate dalla stampa non sono veritiere – continua Russo -. Gaspare Lo Giudice non è mai stato assunto da noi, né tantomeno ha lavorato per il Conca D’Oro. Fra le altre cose la General World Clean è una ditta giovane, nata nel 2011. Le dichiarazioni secondo cui Lo Giudice sarebbe stato dipendente per cinque anni della ditta che si occupa di pulire il Conca D’Oro non sono, quindi, reali”.

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