Domenica 6 luglio gli abitanti delle contrade Dammusi, Signora, Bommarito, Ginestra e Traversa saranno chiamati a esprimersi con un referendum sulla possibilità di passare sotto l’amministrazione del Comune di San Giuseppe Jato. La decisione presa alcuni mesi fa dal Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, che ha confermato la decisione del Tar e dando ragione al “Comitato riordino confini territoriali San Giuseppe Jato-Monreale”. Il comitato ha da sempre richiesto il distacco da Monreale e l’annessione a San Giuseppe Jato, considerando queste aree più prossime geograficamente a quest’ultimo comune. La modifica comporterebbe il trasferimento di oltre 2.000 ettari, attualmente sotto la giurisdizione di Monreale, ma senza che i residenti usufruiscano di servizi adeguati rispetto alle tasse pagate. Sulla vicenda è intervenuto il nuovo segretario del Pd di Monreale Raimondo Burgio.
“Questo referendum è la spia accesa di un disagio che non possiamo più ignorare. Le nostre frazioni periferiche sono state per anni dimenticate e bistrattate – dichiara Raimondo Burgio -. La denuncia è chiara: territori che hanno sempre pagato le tasse come tutti gli altri, ma che in cambio non hanno ricevuto nulla o quasi. Nessun trasporto pubblico, pochissimi servizi, strade dissestate, infrastrutture carenti, senso di abbandono diffuso”.
“A mio avviso difficilmente le Amministrazioni comunali hanno mai mostrato reale interesse per i problemi di chi vive lontano dal centro. Abbiamo attinto alle risorse economiche di queste comunità senza restituire in servizi, ascolto o dignità. È una forma di cittadinanza negata che ha generato disagio cronico e sfiducia” – prosegue Burgio. “Stigmatizzo con forza il disinteresse di questa amministrazione, che ha trattato centinaia di cittadini come se fossero di serie B. È inconcepibile. Questa amministrazione non può essere presente solo per riscuotere e mai per servire, perde legittimità – aggiunge il Segretario -. Qualunque sarà l’esito della votazione, una cosa è certa: non possiamo più permetterci di voltare lo sguardo. Serve un cambio di passo. Le periferie devono tornare al centro dell’agenda politica. Perché quando perdiamo il contatto con chi vive ai margini, perdiamo pezzi di comunità” – conclude Burgio.