Bancarotta fraudolenta e sequestro da 300 mila euro: nei guai imprenditore edile di Altofonte

Redazione

Regione - Il provvedimento del Gip

Bancarotta fraudolenta e sequestro da 300 mila euro: nei guai imprenditore edile di Altofonte
Nel mirino dei finanzieri è finito un complesso aziendale e un opificio situato nella cittadina alle porte di Palermo

12 Giugno 2025 - 10:18

La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Palermo, su delega della Procura della Repubblica, ha eseguito un provvedimento di sequestro preventivo nei confronti di un imprenditore del settore edile, indagato per bancarotta fraudolenta e documentale. Il provvedimento, emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del tribunale di Palermo, prevede anche l’interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività d’impresa. Nel mirino dei finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano è finito un complesso aziendale e un opificio situato ad Altofonte, per un valore complessivo stimato in oltre 300 mila euro.

Le indagini avrebbero fatto emergere un quadro allarmante: secondo quanto ricostruito dagli investigatori, l’imprenditore – durante un periodo di crisi della propria azienda e in pendenza di istanza di fallimento – avrebbe trasferito sistematicamente fondi e beni verso una nuova società creata ad hoc, con la stessa sede operativa, identico oggetto sociale e asset aziendali simili, nel tentativo di proseguire l’attività eludendo i creditori.

Un’operazione definita dagli inquirenti “illecita e reiterata”, che avrebbe comportato l’occultamento e la distruzione di beni societari, tra cui somme in contanti, attrezzature e depositi cauzionali, con l’obiettivo di sottrarli alle richieste dell’erario e dei creditori. Particolarmente significativa una compravendita sospetta, relativa a un immobile commerciale del valore di circa 150 mila euro, effettuata attraverso la creazione fittizia di crediti inesistenti: una manovra che, secondo gli investigatori, sarebbe servita solo per trasferire formalmente la proprietà dell’opificio mantenendone però il controllo di fatto. L’imprenditore è inoltre accusato di aver manomesso e nascosto i libri contabili, rendendo impossibile la ricostruzione patrimoniale della società ormai fallita.

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