I carabinieri ricordano il sacrificio del brigadiere Guerrino Miglioranzi, ucciso 80 anni fa

Redazione

Regione - L'anniversario

I carabinieri ricordano il sacrificio del brigadiere Guerrino Miglioranzi, ucciso 80 anni fa
La cerimonia si è tenuta nel luogo dell’agguato, dove è stata deposta una corona in memoria del militare

16 Aprile 2025 - 16:23

Si è tenuta questa mattina, a Cinisi, la commemorazione dell’80esimo anniversario della morte del brigadiere dei carabinieri Guerrino Miglioranzi, Medaglia d’Argento al Valor Militare alla Memoria, caduto in servizio il 16 aprile 1945 durante un conflitto a fuoco con tre malviventi.

La cerimonia si è tenuta nel luogo dell’agguato, tra via San Pietro e via Domenico Giunta, dove è stata deposta una corona in memoria dell’eroico militare. Alla commemorazione erano presenti i familiari del militare, il comandante provinciale dei carabinieri di Palermo, generale Luciano Magrini, il sindaco di Cinisi Vera Abbate, il sindaco di Villafranca di Verona Roberto Ruta Dall’Oca, oltre a numerose autorità civili, militari e religiose. A rendere omaggio anche l’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo e una rappresentanza di studenti dell’istituto “Tenente Anania”. Emozionante il momento di preghiera officiato da don Antonio Ortoleva, concluso con la lettura della “Preghiera del Carabiniere”.

Nel suo intervento, il generale Magrini ha ricordato il coraggio del giovane brigadiere, che a soli 27 anni perse la vita affrontando tre malviventi per il bene della collettività. “È un esempio di responsabilità e senso del dovere che deve ispirare anche le nuove generazioni”, ha sottolineato. Nato a Dossobuono di Villafranca nel 1917, Miglioranzi era stato assegnato alla stazione dei Carabinieri di Cinisi. La sera del 16 aprile 1945, durante un’operazione per il recupero della refurtiva di una rapina, venne colpito a morte in un agguato.

Per il gesto eroico il 7 gennaio 1947, gli fu conferita postuma la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel rapporto giudiziario sull’evento, il Comandante della Stazione dell’epoca, così tratteggia la figura del giovane Brigadiere: “Intelligente, istruito e coraggioso, schiavo del dovere godeva la stima di quanti ebbero l’onore di conoscerlo. Diverse volte il sottoscritto lo aveva pregato di usare più prudenza nel servizio, ma lui rispondeva che la sua vita non gli importava perché voleva togliere dalla società chi la disonorava”.

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