“Tutto era possibile pensare a piano Renda, tranne che un cimitero…”

Redazione

Cronaca - La storia dimenticata

“Tutto era possibile pensare a piano Renda, tranne che un cimitero…”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo uno scritto di Stefano Lo Coco, del Comitato Pioppo Comune

07 Settembre 2019 - 09:33

DI STEFANO LO COCO
Oddio… È l esclamazione di una dirigente della Regione Siciliana (della quale non faccio il nome) alla notizia che a Piano Renda l’amministrazione Comunale ha deciso di farci un cimitero. Non un parco, non un luogo per praticare sport, né un area destinata alla memoria storica di questo paese che, per dirla tutta, di ricordare avrebbe tanto bisogno.

Piano Renda, per chi non lo sapesse, fu il campo che ospitò Garibaldi e il suo esercito nel Maggio del 1860 per ben tre giorni nei pressi di Pioppo. Da lì il Generale, il mercenario, l’eroe dei due mondi, il massone (chiamatelo come volete, non é questo il punto, rimane il personaggio più rappresentativo del risorgimento) decise le mosse che lo avrebbero poi condotto alla storica presa di Palermo. Era proprio lì la base operativa, in quel punto, a Renda, a due passi da Monreale. Peraltro a San Martino in quei giorni avrebbe perso la vita Rosolino Pilo e nei pressi di Lenzitti altri tre uomini.

A Piano Renda, Garibaldi giunse con i Garibaldini, volontari che provenivano da tutta Italia e che in quel maggio si erano ritrovati, per caso, tutti a Pioppo, dove raggiunsero si dice il numero di quattromila unità. C’erano tanti giovani in quel campo, entusiasti di trovarsi lì a combattere per una causa giusta, per un futuro migliore. La mattina del 19 maggio ricevettero finanche l’omaggio della banda musicale di Borgetto con il Bolero dei vespri Siciliani, proprio sul punto dove oggi si vuole creare un cimitero. Erano a Piano Renda per prendere parte alla Storia, non per partecipare ad un funerale. È vero ci sono opinioni discordanti e a volte anche verità taciute sulla conquista dell’Isola da parte di Garibaldi e sulle vicende che seguirono, come ad esempio le deportazioni a Fenestrelle che il nuovo stato perpetrò successivamente alla conquista nei confronti dei meridionali. Il fatto indiscutibile rimane ugualmente quel luogo, teatro di un passaggio cardine nella storia Dell’unità d’Italia.

Tutto questo rappresenta qualcosa di pazzesco che non può essere dimenticato così, come se non fosse successo nulla. Non dimenticò infatti la Municipalità Monrealese del 1910 che pose una lapide (distrutta da non si sa chi) in ricordo del passaggio. Lo stesso Garibaldino Giuseppe Cesare Abba che si trovava lì in quei giorni, volle tornare a Renda, per ricordare l’emozione vissuta camminando in quella porzione di territorio che descrisse meravigliosamente nel suo libro da Quarto al Volturno riedito diversi anni fa con la prefazione del Presidente Pertini.

Vi inviterei ad andare a Piano Renda la mattina presto o alla sera scoprirete una porzione di terra ancora viva, evocativa e possibilmente pronta a ridare nuovo lustro e prospettive di sviluppo a Monreale e a Pioppo. Per offrire un quadro preciso ai tanti che forse non sanno, volevo ricordare infine che il cimitero ricadrebbe nel bacino idrografico dell’Oreto, vicino ad un’area attrezzata rubata nottetempo nel silenzio più assordante ed è attaccato al vallone di Sagana e al bacino del fiume Nocella, si tratta semplicemente di un Sic (sito di importanza comunitaria). Tutto era possibile pensare a piano Renda tranne che un cimitero, di cui abbiamo certamente grande bisogno; non certo lì. Lancio allora un appello alla coscienza e alla sensibilità dei cittadini e dei politici, in particolare ai consiglieri, al Sindaco e al Presidente della Regione, affinché la valutazione finale parta da una riflessione iniziale che non escluda che abbiamo il dovere di creare comunità vive e dinamiche dove la storia non può essere seppellita dalle “ragioni” del minnifuttu.

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