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L’omicidio Licari a Borgetto, ergastolo per Antonino Muratore

Al termine di una camera di consiglio durata oltre 4 ore Corte di Assise di Palermo, ha condannato il 72enne Antonino Muratore dell’ergastolo, con interdizione perpetua dai pubblici uffici e perdita della potestà genitoriale. L’uomo è stato ritenuto responsabile in concorso con altro soggetto rimasto ignoto, dell’omicidio di Baldassare Licari, il 60enne operaio della Provincia in pensione.

L’omicidio fu consumato nel pomeriggio del 4 novembre 2013 nella residenza estiva nelle campagne di Borgetto (leggi qui). Licari venne colpito in diverse parti del corpo con coltelli e oggetti a punta e attinto da 5 colpi di pistola. Mentre cercava di fuggire a bordo della autovettura venne raggiunto e colpito alla testa a distanza ravvicinata da un colpo di pistola.

Sul luogo del delitto, gli agenti del Commissariato di Partinico, coordinati dai Pubblici Ministeri Dario Scaletta e Bruno Brucoli, trovarono tre tazzine di caffè due delle quali consumate e una con il caffè ancora dentro. Isolato il profilo del Dna, venne confrontato successivamente con quello di Antonino Muratore, dopo che i familiari del Licari sollevarono sospetti proprio sull’uomo, a causa di un acceso contenzioso civile e penale per la posa di un serbatoio che Licari aveva posto sul terrazzo della abitazione di proprietà della figlia.

La Polizia Scientifica accertò che il Dna lasciato sulla tazzina di caffè era apparteneva al Muratore, che nel frattempo fu sottoposto a fermo di polizia. Il 72enne, si era difeso sostenendo che aveva preso il caffè a casa Licari ma di averlo lasciato vivo. Tale tesi è stata smentita dai familiari che avevano affermato che nell’ora indicata, entrambi i figli erano a casa.

Le parti civili difesi dagli avvocati Salvino Caputo, Francesca Fucaloro, Mario Caputo e Nicola Nocera nel corso del dibattimento avevano prodotto una serie di investigazioni difensive comprovanti la responsabilità di Antonino Muratore e avevano chiesto la condanna all’ergastolo. L’uomo è stato condannato a risarcire a titolo di provvisionale le parti civili con oltre 129 mila euro.

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