Papa Francesco ai mafiosi: "Siete scomunicati"

Rosario Lo Cicero

Dall'Italia e dal Mondo

Papa Francesco ai mafiosi: "Siete scomunicati"
Sulle orme di San Giovanni Paolo II: "Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio"

18 Gennaio 2016 - 00:00

Papa Francesco lancia la scomunica contro i mafiosi e ripercorre la via intrapresa da Giovanni Paolo II. "Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati". Queste le frasi pronunciate ieri in Calabria, a Sibari, per l'esattezza, al cospetto di una folla oceanica, per l'occasione riunitasi nella piana dello splendido centro calabrese. Francesco ha continuato dicendo: "La 'ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no". La folla ed i tanti giovani presenti, hanno a lungo applaudito commossi e la loro mente è sicuramente volata ai familiari di Cocò Campilongo, il bambino di tre anni, bruciato ed ucciso dalla "piovra" a Cassano allo Jonio. Papa Francesco ha incontrato i congiunti del piccolo, nel corso della sua visita effettuata nel carcere di Castrovillari, dove ha dichiarato, strappandogli una lacrima di sofferenza: "Mai più succeda che un bambino debba avere queste sofferenze". Nello stesso carcere, lo ricordiamo, è detenuto Dudu Nelus, romeno di 27anni, omicida di Don Lazzaro, da lui ucciso a sprangate perchè scoperto a rubare in Chiesa. Il ricordo di noi più maturi, sentito l'anatema di Papa Francesco, torna indietro nel tempo e vola a quel 9 maggio 1993, quando il Papa polacco Karol Wojtyla – Giovanni Paolo II, dopo aver incontrato Rosalia Corbo e Vincenzo Livatino, genitori del giovane Magistrato trucidato dalla mafia, trasformò il suo personale dolore, nella scomunica contro gli uomini di "cosa nostra", lo fece a Caltanissetta, dove pronunciò le frasi rimaste nella storia “Che sia concordia! Dio ha detto una volta: non uccidere! Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione… mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio!” Il Papa continuò, allora, con voce ferma: “Questo popolo, popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, popolo che ama la vita, che dà la vita, non può vivere sempre sotto la pressione di una civiltà contraria, civiltà della morte!” e concluse nel silenzio delle miglia di persone presenti “Nel nome di questo Cristo crocifisso e risorto, di questo Cristo che è vita, via, verità e vita. Lo dico ai responsabili: convertitevi! Una volta, un giorno, verrà il giudizio di Dio!". La storia, la tragica storia fatta da una scia interminabile di sangue, si ripete ma come disse Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, poliziotto della Scorta di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo " dallo scranno della Chiesa di San Domenico, durante i Funerali di Stato celebrati nel maggio 1992 nella chiesa palermitana di San Domenico: "Io, Rosaria Costa, vedova dell'agente Vito Schifani mio, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato, lo Stato…, chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che anche per voi c'è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio, se avete il coraggio di cambiare… Ma loro non cambiano… […] …loro non vogliono cambiare… Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che avete reso città di sangue, troppo sangue, di operare anche voi per la pace, la giustizia, la speranza e l'amore per tutti. Non c'è amore, non ce n'è amore… “.

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