I centralinisti dell'Ars: "Noi cacciati fuori senza pietà con un contratto già firmato"

Redazione

Cronaca

I centralinisti dell'Ars: "Noi cacciati fuori senza pietà con un contratto già firmato"
Riceviamo e pubblichiamo una lettera di una centralinista dell'assemblea regionale

18 Gennaio 2016 - 00:00

Pubblichiamo di seguito la lettera di una delle centralinisti che lavoravano all’Ars. Centralino chiuso per volere del presidente Giovanni Ardizzone. Visto che ci sono ricerche di responsabilità in corso, omettiamo il nome del mittente della lettera. "Gentile Redazione, nel giorno delle donne, desidero raccontare alla vostra Redazione, la mia “avventura” con quell’Ars (Assemblea Regionale Siciliana) che dovrebbe essere l’emblema della garanzia del Popolo siciliano. Dopo tre anni di duro lavoro, per loro, per quella stessa Ars, mi sono vista strappare un lavoro che, oltretutto, ha penalizzato loro stessi, i Deputati, intendo, e poi i Cittadini, le stesse Autorità dell’Isola, ai quali, grazie alla chiara immotivata del servizio che svolgevamo, si son visti negare la possibilità di mettersi in contatto, in maniera seria e "filtrata", con il Palazzo del Parlamento Regionale.  Sono una dei tredici operatori (sette giovani donne e sei giovani uomini) che ha lavorato per tre anni (dall’ 1/02/2010 al 30/06/2013), per conto della "Mediterranea Comunicazioni s.r.l.” di Luigi Manoli, ovvero per il Call Center dell'Assemblea Regionale Siciliana. Il nostro era una "contratto a tempo indeterminato" che si reggeva sulla commessa, affidata attraverso una gara d'appalto, dall'Ars. Mi trovai casualmente ad entrare, forte della mia laurea e dell'attestato di Operatore Terminalista, in questo Call Center. I locali, durante la presidenza di Francesco Cascio, vennero individuati in un grande magazzino sito in uno scantinato di via dei Nebrodi a Palermo. Certo non era il massimo per igiene (spesso si rompevano gli scarichi sovrastanti e colavano liquami sui nostri tavoli, spesso trovavamo delle blatte a gironzolare tra le sedie ed i tavoli) e per salubrità dell'ambiente (luce insufficiente e areazione inadeguata) ma, come si suol dire, ci arrangiavamo per portare a casa questi poco più di mille euro al mese, con straordinario pagato 7 euro l’ora. I nostri orari, con turni di sei ore e 40 minuti, andavano dal lunedì al sabato, dalle 7 alle 23, salvo "lavori d'Aula" ed in questo caso dovevamo chiudere, per contratto, un'ora dopo la fine di detti "lavori". Il nostro titolare, Luigi Manoli, ci ha sempre pagati regolarmente e puntualmente e, glielo devo riconoscere, ci ha sempre trattati con estrema cortesia e, stessa cosa, devo riconoscere a Francesco Cascio ed alla sua Segreteria. Non mi hanno certo lasciato lo stesso ottimo ricordo, alcuni Funzionari delle Commissioni Parlamentari e di altri Uffici (scortesi, arroganti e scurrili nel linguaggio) ed altri Componenti dei vari Gruppi Parlamentari (altrettanto scortesi, arroganti e scurrili nel linguaggio). Tutto andò bene sino all'insediamento di Giovanni Ardizzione, eletto alla Presidenza dell'Assemblea Regionale Siciliana, il quale, preso da una irrefrenabile voglia di "tagli" – e forse preoccupato anche dall'invio, da parte di Riccardo Savona, degli atti riguardanti il Call Center alla Corte dei Conti (nulla è stato trovato di losco, almeno sino ad oggi), al posto di effettuarli sui Dirigenti che guadagnano da soli quanto guadagnavamo noi 13 del Call Center in un solo anno – decise, nonostante la "gara d'appalto" fosse stata già assegnata alla "Mediterranea Comunicazioni", di revocarla, privandoci inaspettatamente del nostro lavoro e privando altresì la stessa Ars e quanti dall'esterno volevano mettersi in contatto con Deputati e Funzionari, di un servizio a tutt'oggi indicato come utile ed indispensabile. Nei giorni precedenti la chiusura del servizio, lo stesso Ardizzone, dichiarò a destra ed a manca, di aver revocato l'appalto alla "Mediterranea Comunicazioni" alla quale, lui stesso, aveva comunicato di avere in "pianta organica" i centralinisti; forte di un "parere" favorevole dell' Avvocatura di Stato (a tutt'oggi questo documento non salta fuori e non è stato consegnato al nostro titolare, non è stato consegnato al Sindacato Cisl che lo ha timidamente richiesto). Detta comunicazione, non solo si rivelò una "bufala", ma rese timidamente nota, una magagna del Palazzo: i Centralinisti assunti 15 anni fa per concorso, non solo non c'erano più, ma quelli rimasti in organico, erano stati elevati di ruolo, gli era stato cambiato il contratto ed erano stati spostati ad altri uffici e, udite udite, percepivano e forse percepiscono a tutt'oggi, la "indennità di cuffia", propria del contratto dei postelegrafonici!  Siamo quindi finiti nelle mani del Sindacato Cisl, ma oltre ad un piccolo "Comunicato Stampa" apparso sul "Giornale di Sicilia" ed all'ottenimento di una convocazione della "Commissione Bilancio" dell'Ars, non riuscì a cavare altro ragno dal buco, abbandonandoci quindi al nostro destino di disoccupati.  Giovanni Ardizzone, dal suo canto, ci negò ogni possibilità d'incontro e di colloquio ed il servizio Call Center dell'Ars, tra lo stupore di Interni ed Esterni, venne chiuso e sostituito da una voce pre-registrata che demanda ogni ricerca al sito del Parlamento Regionale. Facile comprendere le difficoltà del pubblico, dei dipendenti e dei più anziani, compresi certi Deputati e persino qualche ex Presidente della Regione ancora in vita!  In sede di "Commissione Bilancio" vennero sciorinati i conti, dai quali non risultò trattarsi, come altri quotidiani (on line e cartacei) avevano indicato falsamente, di un "Centralino d'Oro", anzi, il nostro titolate, pur di salvaguardare il lavoro dei Dipendenti, più che la sua commessa in pericolo, si dichiarò disposto ad un drastico taglio ed all'accettazione di locali interni al Palazzo che dovevano essere messi a disposizione dalla Presidenza dell'Ars. Noi 13 lavoratori dichiarammo, al Deputato Questore Paolo Ruggirello, di essere pronti non solo ad un ulteriore "taglio" sul nostro già modesto emolumento, ma persino di voler continuare ad operare gratis, sino a quando la vicenda non fosse stata chiarita.  Nei giorni successivi, venimmo convocati dal citato Deputato-Questore, il quale ci chiese di non mettere in atto proteste che avrebbero turbato il Palazzo e lo stesso Presidente e ci promise che la situazione sarebbe stata risolta. Ruggirello chiese a noi tutti il curriculum personale ed alla presenza di altro Deputato facente parte del Consiglio di Presidenza, Salvo Lo Giudice, sciorinò le "verità nascoste" che hanno portato alla chiusura del servizio ed al nostro licenziamento immeritato. Su queste "verità nascoste", stendo, almeno per il momento, un velo pietoso e mi riservo eventualmente, di raccontarle, prima che al vostro Quotidiano, nelle sedi giudiziarie opportune.  Torniamo alla chiusura del servizio call center: in occasione dell'approvazione del bilancio interno dell’Ars 2014, il Collegio dei Questori, inserì i 320mila euro necessari a farlo funzionare ed a pagare i nostri stipendi di un anno, con un utile netto, per la "Mediterranea Comunicazioni", poco vicino ai 50mila euro anno. Ma, nonostante queste rassicurazioni, nonostante le somme fossero state inserite in bilancio, nonostante ci fossimo tutte/i dichiarati disponibili ad un sacrificio economico, nonostante gli incontri con altri Deputati, da Musumeci sino a Marcello Greco presidente della Commissione Lavoro dell'Ars e, nonostante l'interessamento dei Deputati del "Movimento Cinque Stelle", i quali nei giorni precedenti la chiusura del servizio avevano messo alla prova, in anonimato, le nostre capacità-competenze-disponibilità sul lavoro, con in testa Matteo Mangiacavallo, il servizio non ripartì.  Non ripartì nemmeno quando, il 3 luglio 2013, Totò Cordaro, presentò una "mozione" per il ripristino del Call Center, la quale contò ben 45 firmatari. Non ripartì nemmeno quando Figuccia, commosso sino alle lacrime, lesse in Aula, nonostante il Presidente Ardizzone avesse tentato di vietarglielo, dichiarando "irricevibile" la "mozione Cordaro", una lettera che noi 13 lavoratori gli affidammo, quale ultimo tentativo volto a riportare a più umane ragioni il Presidente e tutto il Consiglio di Presidenza.  Oggi, quasi tutti i Deputati si sono defilati, ci hanno dimenticati, hanno dimenticato il lavoro da noi svolto, spesso oltre ai limiti di quanto ottemperato nel nostro contratto e questi, con in testa il “disponibile” Paolo Ruggirello, oltre ad essersi eclissati, non rispondono più al telefono, a quel telefono al quale chiamavamo giornalmente ed al quale smistavano centinaia e centinaia di telefonate.  Non sto qui a raccontare lo sconforto personale, i problemi economici e le malattie psicologiche, le offese telefoniche ed i danni alla mia vettura che ho dovuto subire da anonimi, dopo le dichiarazioni rilasciate dal Presidente Ardizzone. Per fortuna ho una famiglia solida e così sono stata aiutata dagli affetti più cari. Sono fermamente convinta che la vostra Redazione comprenderà benissimo, le mie/nostre difficoltà, anche perché sono comuni a quelle di tanti altri lavoratori colpiti, più o meno legittimamente, in questo periodo di difficoltà economica, dove spicca comunque la volontà di molti a non voler rinunciare ad una minima parte dei loro averi e la radicata abitudine al "ladrocinio" ed alla "tangente", propria di una classe politica che è il simbolo di una "italietta" che non vuole cambiare. Desidero inoltre sottolineare il male che mi ha fatto leggere alcune dichiarazioni del Presidente Ardizzone, il quale ha definito "inutile" il nostro lavoro, quello di un gruppo unito fatto dagli Operatori del Centralino dell'Assemblea Regionale Siciliana, dopo averlo avallato senza mai opporsi, ripeto, da componente del Consiglio di Presidenza di Cascio e dopo essersene personalmente servito una miriade di volte, specie nei concitati momenti di approvazione di bilancio. Lavoravamo, come testimoniato dalla gran parte dei Deputati e dalla maggioranza degli Impiegati e Funzionari dell'ARS, con dedizione, puntigliosità e assoluta riservatezza. Segnalavamo ogni telefonata minacciosa indirizzata ai Deputati ed a volte, in caso di "black out", ricorrendo ai nostri personali mezzi di comunicazione (Smartphone e Cellulari) per garantire al Palazzo che oggi ci ha abbandonati, il servizio. Credo che il Presidente Ardizzone, avrebbe fatto molto meglio ad intervenire su altri "sprechi" che tutti, lui compreso, conoscevano e sui quali, per anni, nessuno mai era intervenuto. (…) Io e così credo anche i miei Colleghi, ripeto, 7 giovani donne e 6 giovanotti uomini, senza alcuna speranza di futura occupazione, formati, illusi e presi per i fondelli da quella che dovrebbe essere la massima Autorità Politica della nostra Regione, preposta quindi anche alla tutela del Lavoro in Sicilia, contiamo sul fattivo interessamento della libera voce di “Monreale Press”, ci conto come donna e come cittadina".

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