Formula E, Andretti licenzia il francese Montagny dopo il caso doping

Rosario Lo Cicero

Sport

Formula E, Andretti licenzia il francese Montagny dopo il caso doping
Il pilota del team Andretti che disputa il nuovo campionato Fia per auto elettriche, è risultato positivo ad un test antidoping della federazione

18 Gennaio 2016 - 00:00

Un normale controllo antidoping alla fine di una gara del Campionato del Mondo di Formula E, la categoria riservata alle auto alimentate elettricamente, si è tramutato in un vero “caso”. Tutto è accaduto lo scorso novembre, alla fine del GP della Malesia a Putrajaya, ma solo oggi è stato reso noto. Il 37enne Franck Montagny, pilota francese della Spark Renault Srt01E del Team Andretti, è risultato positivo ad un derivato della cocaina. Il team di appartenenza della famiglia Andretti, lo ha subito licenziato, sostituendolo con Marco Andretti. Ma non finisce qui, infatti Montagny, è stato licenziato anche da Canal+, Tv nella quale rivestiva il ruolo di commentatore. Si attendono adesso le sanzioni sportive che saranno sicuramente durissime. Indignato per quanto accaduto Mario “piedone” Andretti, 74enne grande pilota ex Ford- Ferrari-Lotus, sempre corretto, velocissimo ed sportivamente irreprensibile in tutta la sua lunghissima carriera agonistica, sconvolto in prima persona, ha dichiarato al quotidiano tedesco Die Welt "dipendesse da me, monsieur Montagny, dovrebbe essere allontanato a vita dal mondo dell’automobilismo sportivo. Ha portato un grande rischio in pista, non solo per se stesso, ma anche per tutti gli altri piloti. Quello che ha fatto è imperdonabile nel nostro sport, – Andretti ha poi così concluso – ci sono alcune mele marce, non esiste alcun problema di doping o di droga nelle corse e il “caso Montagny” dimostra che i sistemi di controllo, se applicati, funzionano". Non possiamo che condividere il pensiero di Mario Andretti e ci attendiamo che i controlli, antidoping e l’alcool test, possano essere messi veramente a regime, anche nelle gare definite minori, dalle cronoscalate, ai rally, sino a giungere agli slalom, dove, a nostro parere, i rischi sono ben più elevati di quanto non siano tra i professionisti della velocità, queste, non solo nella tutela degli stessi piloti, ma anche, ed in particolare, nel rispetto dei tanti spettatori che spesso si affollano, vicinissimi alle auto in corsa, lungo i tracciati. Giriamo il quesito agli Organi Regionali della CSAI, dal Delegato siciliano Armando Battaglia al responsabile medico Serafino La Delfa.

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