Monteirreale, la città nata dalle ceneri di Monreale

Sergio Calderaro

Dal paese di Frodo

Monteirreale, la città nata dalle ceneri di Monreale
L'autore, Sergio Calderaro, rivela le origini di questa cittadina del Sud

16 Maggio 2014 - 16:00

Abbiamo raccontato quattro episodi di questo Paese di Monmteirreale, creato dalla penna del monrealese Sergio Calderaro. Ormai siamo in dirittura di arrivo di questo racconto molto bello e ben scritto. Tra oggi e domani, infatti, scopriremo com’è nata Monteirreale. Buona lettura

Monteirreale nasce come paese modello dopo il famoso “disastro del Duomo”. Quando, cioè il duomo della vecchia Monreale (era questo il nome originario) crollò e poi, inopinatamente e misteriosamente prese fuoco assieme alle case del centro storico tutto.  Avvenne in una notte d’ inverno, non ricordo quanto tempo fa, ma fu quello il momento in cui, dopo un lungo periodo di comprensibile shock della popolazione, cominciarono ad agitarsi nella mente degli abitanti alcuni dubbi su quello che era stato il recente passato. Come ci si era potuti ridurre in quelle condizioni? Che cosa aveva addormentato per anni la loro sensibilità, che cosa aveva sradicato dalle loro menti il senso della dignità e dell’ appartenenza a quel territorio? Perché i ragazzi giovani non sapevano neanche che cosa fosse o a cosa servisse quello strano vecchio edificio che si vociferava essere pieno d’oro che ormai da anni era chiuso e pericolante? La gente visibilmente smarrita girava con occhi spenti in giro per il paese e non si salutava neanche ma diceva sempre e continuamente solo quella parola: Perché?

E dire che il monumento era stato proposto anni prima come un possibile sito “Patrimonio dell’ Umanità” ma che tale non era stato dichiarato per l’evidente degrado in cui versava il paese tutto. In compenso, date le eccezionali condizioni di trascuratezza del territorio (pieno di immondizie, isolato dal resto del mondo, poco noto e per niente pubblicizzato) l’Unesco propose per la prima volta di inserirlo in una nuova categoria fino ad allora inesistente ma che fu dichiarata apposta per la prima volta. Lo chiamarono infatti “Monumento Patrimonio della Disumanità” ed additato da allora come esempio negativo per il resto del mondo a riprova di come la sciatteria e la trascuratezza di anni di incuria possa rimuovere dalle coscienze  e dalla memoria degli abitanti persino esempi di incredibile bellezza.

Si disse, nell’ immediatezza del disastro, che nel breve giro di qualche anno si sarebbe ricostruito tutto. Furono nominati dei saggi, fatti provenire da altri paesi (perché non c’era nessuno nel nostro paese a cui importasse o che conoscesse che cosa era stato quel famoso Duomo) che avevano suggerito (e questa fu la più saggia delle proposte ) di seguire come traccia per la ricostruzione dei mosaici i vestiti di due famosi stilisti che molti anni prima avevano utilizzato i mosaici come modello per una loro collezione di abiti e accessori. Non c’erano maestranze all’ altezza, non c’erano architetti o geometri in grado di riprogettare il monumento così com’era e allora si decise che si sarebbe conservato il poco che era rimasto : una torre (la più piccola )in parte bruciacchiata e tre gradini della originale scalinata.

(Continua…)

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