“Affittopoli” a Monreale: le proprietà dell’Arcidiocesi in mano al Comune

Redazione

Cronaca

“Affittopoli” a Monreale: le proprietà dell’Arcidiocesi in mano al Comune
Sono diversi, in affitto o in uso gratuito, ma l'amministrazione non ha nessun diritto di utilizzo

18 Marzo 2016 - 14:46

Un documento che in questi giorni è stato protocollato e indirizzato al sindaco Piero Capizzi da parte della Curia, potrebbe avere risvolti inattesi. Nel documento, l’Arcidiocesi ricorda “chiare e determinate competenze” su alcuni immobili che in passato l’amministrazione comunale ha ceduto a “titolo gratuito”, e che ancora oggi vengono gestite in maniera non del tutto regolare.

In particolare l’attenzione, è puntata sui locali della “Torre Fornace” e la questione affonda le proprie radici nel 2009, quando l’allora sindaco e oggi consigliere, Toti Gullo, concede la struttura alla sezione di Monreale dell’Avis per varie attività inerenti l’associazione. Ma i locali indicati purtroppo non appartengono al Fec, il patrimonio del fondo edifici di culto,  che comprende gli stabili del Chiostro e che ospitano oggi i saloni dell’aula consiliare e della Biblioteca, dove il Comune ha piena competenza in base agli accordi stipulati. Ma si tratta di un bene culturale dal valore storico, dove anticamente venivano preparati e cotti prodotti derivati dall’argilla e successivamente, come si legge in alcuni documenti datati 1800, venne adibito a magazzino del Duomo, data proprio l’inesistenza di un locale con tali caratteristiche all’interno della cattedrale di Re Guglielmo.

All’inizio degli anni ’90, i locali vennero affittati dalla Curia ad un privato che gestiva un negozio di mosaici con regolare contratto di locazione. Nel 1994, nell’ambito dei lavori di restauro del Complesso dell’ex-monastero di Monreale vennero consegnate le chiavi all’architetto progettista e direttore dei lavori Gaetano Renda, ma, al completamento dei lavori, le chiavi dell’immobile non tornarono mai più alla Curia, restando nella mani dell’amministrazione che fino ad oggi ne decide in totale autonomia senza interpellare l’Arcidiocesi gli usi e gli affidamenti, senza però averne il diritto.

Nella pacifica missiva protocollata, si sottolinea la “legittima appartenenza alle competenze alle Curia”, con relativa necessità di regolarizzare quanto prima gli eventuali usi tramite contratti d’affitto come prevede la legge. Il sindaco adesso, dovrà rispondere entro il prossimo 31 Marzo.

Ma la vicenda non sembra fermarsi ai semplici utilizzi delle associazioni. All’interno della Torre Fornace infatti, quella che si definisce un’Associazione Culturale, la Sicily Music Academy, tiene ormai da più di un anno dei corsi di musica e di canto “a pagamento”, senza aver mai avuto l’autorizzazione dell’Arcidiocesi e senza corrispondere il dovuto affitto secondo i prezzi di mercato, né al Comune (che comunque non ne avrebbe diritto, ndr) né all’Arcidiocesi, che non ha mai autorizzato l’affidamento dei locali.

Insomma il messaggio della Curia al Comune sembra chiaro: riavere indietro Torre Fornace, oppure recuperare le somme dell’affitto.

 

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4 commenti a ““Affittopoli” a Monreale: le proprietà dell’Arcidiocesi in mano al Comune”

  1. giovanni ha detto:

    L’occasione è buona perchè anche il comune non paghi più l’affitto alle suore del boccone del povero dove è ubicata la scuola elementare Mattarella in salita S. Gaetano. E’ storia vecchia che le amministrazione precedenti non hanno affrontato. Intanto gli uffici del patrimonio comunale farebbero bene a richiedere il titolo di propietà alle suore . Mi risulta che l’immobile negli anni 50 è stato donato dal comune con un vincolo ben preciso e sottoscritto dalle parti in presenza della prefettura e notaio pena la revoca della donazione che consiste all’uso solo e soltanto per ” VECCHI INDIGENTI E INFANZIA ABBANDONATA “.E allora come la mettiamo? Vedremo cosa farà il comune:

  2. Raimondo ha detto:

    Chi vede le notizie, le legge o si ferma al titolo? Diceva Wittgenstein: “Su ciò di cui non si è in grado di parlare, si deve tacere”.

  3. giovanni ha detto:

    Caro amico raimondo si suol dire che chi tace acconsente , testa conparra si chiama cucuzza, a megghiu parola è chidda ca si rici . Questa è il vero antitodo dell’antimafia . SE io ho detto queste cose è perchè li ho appresi tra gli atti del patrimonio del comune. Però come tu saprai per fare le cose ci vuole sempre la volontà politica ,la parola politica nel vero senzo nobile significa SCELTA . Queste cose li ho dette in consiglio comunale ma senza essere ascoltato , mi auguro che qualcuno che ha a cuore gli interessi dei cittadini se ne faccia carico.

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