Si riaccendono i riflettori sull’inchiesta antimafia “Grande Inverno”, la maxi operazione condotta lo scorso febbraio che aveva smantellato le nuove leve dei mandamenti mafiosi di Porta Nuova, Pagliarelli, Tommaso Natale–San Lorenzo e Bagheria.
I carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Palermo, con il supporto delle Compagnie territoriali, del Nucleo Cinofili di Palermo Villagrazia e del Nucleo Radiomobile, hanno dato esecuzione a cinque nuove misure cautelari — quattro in carcere e una agli arresti domiciliari — emesse dalla Quinta Sezione per il Riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale del Tribunale di Palermo. I provvedimenti, disposti lo scorso maggio su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, sono diventati esecutivi dopo il rigetto da parte della Corte di Cassazione dei ricorsi presentati dagli indagati.
I cinque erano già stati coinvolti nella prima fase dell’operazione “Grande Inverno”. All’epoca, quattro di loro erano stati sottoposti all’obbligo di dimora, mentre un altro non aveva ricevuto alcuna misura restrittiva. Ora, a seguito dell’appello della Procura, sono scattate le nuove ordinanze che aggravano la loro posizione.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dell’Arma, gli indagati sarebbero coinvolti — a vario titolo — in una fitta rete di attività criminali riconducibili a Cosa Nostra: associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, traffico di droga, gestione del gioco e delle scommesse illegali, oltre a detenzione e spaccio di stupefacenti. Tutti i reati contestati sono aggravati dall’aver agito con modalità mafiose.
L’inchiesta “Grande Inverno”, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, aveva già colpito duramente la nuova organizzazione mafiosa palermitana, documentando il tentativo di ricostruire le gerarchie interne e di riappropriarsi dei tradizionali affari illeciti, dal controllo del territorio al traffico di droga fino alle estorsioni. Le nuove misure cautelari rappresentano, secondo la Dda, un ulteriore passo per consolidare il lavoro investigativo e assicurare alla giustizia i soggetti ritenuti ancora attivi nel tessuto criminale della città.




