Caporalato in macelleria, scatta il sequestro per un imprenditore

Redazione

Regione - Altavilla Milicia

Caporalato in macelleria, scatta il sequestro per un imprenditore
Le indagini proseguono sotto il coordinamento della Procura di Termini Imerese

30 Luglio 2025 - 09:13

Lavoratori in nero, sottopagati e costretti a svolgere mansioni al di fuori di ogni regola. È quanto emerso da un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Palermo, che ha portato al sequestro preventivo di una macelleria ad Altavilla Milicia e di una somma pari a 7.500 euro, ritenuta il profitto illecito ottenuto grazie allo sfruttamento di quattro dipendenti. Il provvedimento, disposto dal Gip del tribunale di Termini Imerese su richiesta della Procura, è stato eseguito dai militari della Compagnia di Bagheria nell’ambito di un’indagine scattata a seguito di un controllo che aveva fatto emergere l’impiego irregolare di manodopera.

Secondo gli inquirenti, il titolare dell’attività è gravemente indiziato del reato di caporalato, avendo fatto ricorso sistematicamente a lavoratori assunti in nero, mal retribuiti e privi di ogni tutela contrattuale. Un modus operandi che, in particolare nei giorni di maggiore afflusso di clientela, garantiva all’imprenditore un risparmio illecito su stipendi, imposte e contributi. Le dichiarazioni raccolte dagli stessi dipendenti hanno fatto emergere un quadro preoccupante: stipendi pagati “in nero”, con importi inferiori di oltre il 50% rispetto ai minimi contrattuali e senza alcun riconoscimento per il lavoro notturno; obbligo di svolgere mansioni estranee all’attività lavorativa, come fare la spesa per il titolare o per la moglie; nessun rispetto dei riposi settimanali; un clima lavorativo di forte soggezione, alimentato da atteggiamenti aggressivi del datore di lavoro.

Gli accertamenti patrimoniali hanno inoltre evidenziato il grave stato di bisogno in cui versavano i lavoratori, spesso costretti – per necessità personali o familiari – ad accettare condizioni economiche e lavorative del tutto inique. Il sequestro ha riguardato non solo la somma di 7.500 euro, corrispondente al presunto profitto derivante dalle condotte contestate, ma anche l’intera sede dell’attività commerciale, ritenuta luogo di consumazione dei reati. Le indagini proseguono sotto il coordinamento della Procura di Termini Imerese.

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