“Eroe senza tempo”, Monreale ricorda il capitano Emanuele Basile: ucciso dalla mafia 44 anni fa

Redazione

Cronaca - A presiedere la cerimonia l'arcivescovo Isacchi

“Eroe senza tempo”, Monreale ricorda il capitano Emanuele Basile: ucciso dalla mafia 44 anni fa
Prima la cerimonia presso la sede del Gruppo carabinieri di Monreale, poi la deposizione dei fiori sul luogo dell'eccidio

04 Maggio 2024 - 12:59

Con una cerimonia molto partecipata, Monreale questa mattina ha ricordato il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso dalla mafia 44 anni fa. Prima una cerimonia commemorativa presso la sede del Gruppo carabinieri di Monreale, alla presenza del comandante della Legione Carabinieri “Sicilia”, il Generale di DIvisione Giuseppe Spina; del comandante provinciale, il Generale di Brigata Luciano Magrini e di una rappresentanza del personale dipendente, con la deposizione di un mazzo di fiori al busto dedicato al caduto.

Alle 11, in corso Pietro Novelli, luogo dell’eccidio, alla presenza dei familiari del caduto, delle autorità civili e militari, il Prefetto di Palermo, Massimo Mariani, insieme al generale Spina e al sindaco Alberto Arcidiacono hanno deposto una corona d’alloro davanti alla lapide commemorativa e all’alto rilievo raffigurante il volto del Capitano Basile. L’arcivescovo Gualtiero Isacchi assistito dal cappellano militare Filippo Ferlita ha recitato una preghiera. Tra le autorità presenti anche l’assessore regionale della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro Nuccia Albano, il presidente del consiglio comunale e deputato regionale Marco Intravaia.

Nel corso del suo intervento, il generale Spina ha definito il capitano Basile vittima di un vile e feroce agguato mafioso nonché servitore dello Stato che si era opposto a Cosa Nostra accettando di mettere a rischio la propria vita e, citando le parole del giudice Paolo Borsellino che testualmente disse: “Il Capitano Emanuele Basile è morto per quello che ha fatto e per quello che ancora avrebbe dovuto fare”, ha sottolineato inoltre che ricordare il Capitano Basile significa anche rinnovare il suo impegno, riproponendone il coraggio e la determinazione.

Quel tragico 4 maggio 1980, il capitano Basile, rientrando verso la caserma al termine del festeggiamenti del Santissimo Crocifisso, fu colpito alle spalle da colpi di arma da fuoco. I killer non si fermarono nemmeno davanti al fatto che il capitano portasse in braccio la figlia Barbara, che all’epoca aveva 4 anni ed era a fianco della moglie Silvana Musanti. Il capitano venne trasportato d’urgenza all’ospedale di Palermo dove i medici tenteranno di salvargli la vita con un delicato intervento chirurgico, ma muore durante l’operazione lasciando nel dolore la moglie e lo stesso Paolo Borsellino che era corso in ospedale.

Al Capitano Basile venne poi assegnata la “Medaglia d’oro al valor civile alla memoria” con la seguente motivazione: “Comandante di Compagnia distaccata, già distintosi in precedenti, rischiose operazioni di servizio, si impegnava, pur consapevole dei pericoli cui si esponeva, in prolungate e difficili indagini, in ambiente caratterizzato da tradizionale omertà, che portavano alla individuazione e all’arresto di numerosi e pericolosi aderenti ad organizzazioni mafiose operanti anche a livello internazionale. Proditoriamente fatto segno a colpi d’arma da fuoco in un vile agguato tesogli da tre malfattori, immolava la sua giovane esistenza ai più nobili ideali di giustizia ed assoluta dedizione al dovere”.

“Monreale non dimentica il Capitano dei Carabinieri Emanuele Basile a 44 anni dalla sua morte. Questa mattina, durante la tradizionale cerimonia di commemorazione, ho avuto l’onore di deporre la corona d’alloro insieme al sindaco Alberto Arcidiacono, alla presenza di numerose autorità civili e militari e dell’arcivescovo di Monreale Gualtiero Isacchi – dice l’onorevole Marco Intravaia – Coraggioso servitore dello Stato e vero uomo, conosceva i rischi legati alle sue delicate indagini, ma non indietreggiò di un passo. Fu colpito con viltà mentre partecipava, insieme alla famiglia, ai festeggiamenti in onore del Santissimo Crocifisso e prima di accasciarsi pensò a mettere in salvo la sua bambina, Barbara, di appena quattro anni. Per la nostra comunità e per tutta la Sicilia, rappresenta una testimonianza luminosa di coraggio e rettitudine da seguire come un esempio nell’impegno quotidiano”.

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