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Processione del Santissimo Crocifisso, si decide dopo il 31 marzo

Presso la sede di Corso Calatafimi a Palermo, si è tenuta la sessione primaverile della Conferenza Episcopale Siciliana. Ha presieduto i lavori il vice-presidente Cesi e Arcivescovo di Monreale Monsignor Michele Pennisi. In apertura della sessione i Vescovi hanno accolto Monsignor Luigi Renna che per la prima volta partecipava ai lavori ed hanno rivolto un caloroso saluto a Monsignor Salvatore Gristina, Arcivescovo emerito di Catania, che ha concluso il suo mandato di presidente della Conferenza Episcopale Siciliana. Al suo posto è stato eletto Monsignor Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale. La sessione della Cesi, per discutere di diversi argomenti, tra tutti quello che sta tenendo il mondo in apprensione: la guerra tra Russia e Ucraina e dei corridoi umanitari.

Ma si è parlato anche della possibilità di riprendere le processioni. I vescovi di Sicilia hanno riflettuto sull’opportunità di riprendere le processioni religiose, qualora il Governo italiano, il 31 marzo, revochi lo stato di emergenza. A tal proposito, esse potrebbero riprendere a partire dalla Domenica delle Palme. “Quale gesto concreto di compassione col popolo ucraino – si legge in una nota della Cesi – i Vescovi invitano tutti ad evitare i fuochi o le cosiddette “bombe pirotecniche” per le prossime feste pasquali (Domenica delle Palme – Pasqua). Non si possono sparare i fuochi d’artificio – spiegano i Vescovi -mentre uomini e donne, anziani e, specialmente, bambini sono atterriti dal suono delle sirene e uccisi dalle bombe belliche”. In segno concreto di solidarietà, la Conferenza invita a convertire il corrispettivo dei fuochi pirotecnici in aiuti umanitari ai profughi che saranno accolti nelle Diocesi e nelle Città siciliane.

A conclusione dei lavori i Pastori delle Chiese di Sicilia hanno indirizzato alle 1.053 Confraternite dell’Isola una Nota Pastorale. I Vescovi, hanno rivolto un incoraggiamento a tutti gli appartenenti alle numerose Confraternite laicali. “In questi mesi di pandemia – scrivono i Vescovi – pur costretti per il bene della salute di tutti a rinunciare alle processioni e alle manifestazioni della pietà popolare, abbiamo intensificato la preghiera, suggerendo modalità diverse di partecipazione e operando con carità generosa. Si tratta ora di riprendere il cammino comune della nostra vita di credenti e di cittadini con prudenza, responsabilità, fiducia oltre che scoprire e gustare il significato profondo della pietà popolare.Si tratta ora di riprendere il cammino comune della nostra vita di credenti e di cittadini con prudenza, responsabilità, fiducia oltre che scoprire e gustare il significato profondo della pietà popolare – si legge ancora nella Nota -.

I Vescovi hanno ribadito che le Confraternite come pure i Comitati, le Deputazioni e i Ceti,  sono tenuti ad accogliere tra i propri membri persone che non appartengono ad associazioni di tipo mafioso, non sono contrarie ai valori evangelici e non si sono rese colpevoli di delitti disonorevoli. “Per coniugare il momento cultuale con gli impegni della vita cristiana – dicono i Vescovi – le Confraternite devono superare la frattura fra la devozione, che potrebbe ridursi a spettacolo, e la testimonianza di fede all’interno della comunità ecclesiale e nella vita quotidiana. Per questo, è necessario evidenziare il nesso fra la liturgia e le manifestazioni della pietà popolare; con esse, infatti, le opere di misericordia corporale e spirituale rivelano tutta la loro forza evangelizzatrice. Nel solco del magistero pontificio, l’urgenza dell’evangelizzazione esige oggi che anche le Confraternite partecipino più intensamente e più direttamente all’opera che la Chiesa compie per portare la luce, la redenzione, la grazia di Cristo agli uomini del nostro tempo”.

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