Arrestato per riduzione in schiavitù e tratta di minore: assolto perché il fatto non sussiste

Redazione

Palermo - La sentenza

Arrestato per riduzione in schiavitù e tratta di minore: assolto perché il fatto non sussiste
Le indagini partite nel 2015 dopo la denuncia presentata dalla ragazza alla polizia

16 Novembre 2020 - 19:58

La seconda sezione collegiale del tribunale di Palermo, dopo un lungo, articolato e delicato dibattimento, durato oltre 2 anni, ha assolto Pietro Anello, accusato di molteplici reati ai danni di una minorenne di nazionalità rumena.

In particolare, in data nel luglio 2015 l’uomo veniva sottoposto a fermo con contestuale applicazione della custodia cautelare in carcere per i reati di tratta di persone, riduzione in schiavitù, sfruttamento della prostituzione minorile e violenza sessuale ai danni della minore. Le indagini prendevano l’avvio dalla denuncia presentata dalla ragazza. Secondo il racconto della minore – dopo essere riuscita a scappare in un momento di distrazione del suo “carceriere” era riuscita a denunciare tutti gli abusi subiti alla polizia. Ovviamente di fronte a dichiarazioni così gravi il pm e il gip decisero di sottoporre l’indagato alla misura di custodia cautelare in carcere, modificata poi in arresti domiciliari nel dicembre dello stesso anno.

Celebrata l’udienza preliminare ed esaurita una lunga e complessa e a tratti anche drammatica istruttoria dibattimentale durata oltre 2 anni, la seconda sezione penale presieduta da Roberto Murgia, ha emesso la sentenza di assoluzione con la formula più ampiamente liberatoria, ovvero perchè il fatto non sussiste per tutti i gravi capi di imputazione.

“Si tratta – spiega i legali Mario Caputo e Nicola Nocera – di un dispositivo di sentenza ancor più eclatante ove si consideri la richiesta, particolarmente punitiva formulata dal Pubblico Ministero, ovvero 16 anni di reclusione, nonostante l’imputato sin dall’inizio avesse proclamato la sua innocenza e che con la ragazza, di cui ignorava la minore età, avesse intrattenuto una normale relazione di convivenza sentimentale”. “Naturalmente – afferma l’avvocato Mario Caputo – bisogna attendere ed esaminare la sentenza che verrà depositata fra 90 giorni e successivamente verrà valutata la richiesta di riparazione per l’ingiusta detenzione patita da Anello anche per il pubblico ludibrio a cui è stato sottoposto per oltre cinque lunghi e indimenticabili anni”.

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