Arance e limoni come l’oro: la “guerra” dei prezzi che uccide il consumatore

Giorgio Vaiana

Cronaca - L'editoriale

Arance e limoni come l’oro: la “guerra” dei prezzi che uccide il consumatore
Lasciatemelo dire: c'è chi di questa pandemia se ne sta approfittando. E tanto. Una cosa che trovo spregevole

23 Aprile 2020 - 14:17

Lasciatemelo dire: c’è chi di questa pandemia se ne sta approfittando. E tanto. Una cosa che trovo spregevole. Alla faccia dei canti e degli applausi dai balconi, dalle bandiere italiane appese sulle ringhiere, del “vogliamoci tanto bene”. Ma alla fine “sono un commerciante e devo campare la famiglia”. In questi giorni di quarantena forzata per l’emergenza sanitaria, una cosa è fuori di ogni dubbio: i prezzi, non solo dei generi alimentari, sono aumentati. E lo dico senza timore di essere smentito.

Lo faccio con dati alla mano, verificati stamattina stesso a Monreale: arance a 3,80 euro al chilo, limoni introvabili e quei pochi che li hanno li vendono a non meno di 3 euro al chilo. Pomodoro a 2,90 euro, fragole 1,20 la vaschetta piccola. La farina 00, quella utilizzata per fare i dolci, da meno di un euro è venduta anche a due euro in alcuni mini-market. E potrei continuare. Senza considerare i prezzi dei guanti monouso che già io acquistavo prima dell’emergenza sanitaria. La confezione da 100 pezzi in vinile, quindi 50 paia, la compravo meno di 5 euro. Ieri l’ho pagata 11 euro. Più del doppio. Ed è lo stesso prodotto, identico. Introvabili i guanti in lattice che costano meno. Così come l’agognato alcol, sparito dai supermercati e in vendita, dove si trova, a prezzi incredibili.

Capitolo detersivi. I prezzi dei detergenti per le superfici sono andati alle stesse: una nota marca di sgrassatore con disinfettante è passato da poco meno di due euro a 3 e rotti. I controlli della guardia di finanza ci sono. Ma sono pochi e insufficienti. Giusto alzare i prezzi in un momento in cui aumenta la richiesta.Ma è opportuno farlo rispettando sempre delle norme. Qui si parla di aumenti che in alcuni casi sfiorano il cento per cento. E il caso delle arance che ho citato all’inizio dell’articolo è davvero emblematico. Mi auguro che i commercianti facciano un passo indietro e tornino sulla retta via, quella del buon senso. E soprattutto che chi debba vigilare lo faccia con più attenzione.

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