“Vicino alla mafia”, confisca da 1,5 milioni a 61enne palermitano

Redazione

Palermo - Palermo

“Vicino alla mafia”, confisca da 1,5 milioni a 61enne palermitano
L'uomo è ritenuto soggetto vicino ad alcuni elementi di spicco di Cosa nostra

18 Novembre 2019 - 14:03

Un patrimonio complessivo di 1,5 milioni è stato sottoposto a confisca dalla polizia perchè riconducibile al palermitano Antonino Vernengo. Il provvedimento è stato emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta del Procuratore della Repubblica di Palermo, sulla base degli esiti delle indagini patrimoniali condotte dall’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo, nel 2015. Il Tribunale di Palermo infatti, aveva già disposto il sequestro dei beni oggetto della confisca, poi effettuato dalla polizia.

La confisca riguarda un appartamento a Palermo in via Macrì, il compendio aziendale dell’impresa individuale “Parking Bersagliere” nell’omonima via, una quota sociale di un distributore di viale dell’Olimpo, nonché diversi saldi attivi di conti correnti bancari.

Vernengo è ritenuto soggetto vicino ad alcuni elementi di spicco di Cosa nostra, in particolare alle famiglie mafiose di Cruillas e della Noce, come già emerso nel corso del procedimento con il quale, nel 2014 era stata applicata nei suoi confronti la misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale di Pubblica Sicurezza e la contestuale confisca di un’attivita economica, di beni immobili, beni mobili e rapporti bancari.

Il contestuale procedimento penale a carico di Vernengo, seppur conclusosi con sentenza di assoluzione dal reato di intestazione fittizia di beni aggravato dal metodo mafioso, non ha, comunque, precluso l’avvio nei suoi confronti di un procedimento per l’applicazione di misure di prevenzione, in quanto soggetto ritenuto socialmente pericoloso.

Le indagini patrimoniali condotte, pertanto, dagli agenti dell’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Questura di Palermo nei confronti di Vernengo, hanno permesso di evidenziare al Procuratore della Repubblica una notevole sproporzione economica tra i redditi leciti dichiarati e gli investimenti patrimoniali effettuati, a conferma dell’evidente impiego di risorse finanziarie di illecita provenienza.

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