Piersanti Mattarella: a Palermo per ricordare il fratello, anche il Presidente della Repubblica

Redazione

Palermo

Piersanti Mattarella: a Palermo per ricordare il fratello, anche il Presidente della Repubblica

06 Gennaio 2019 - 15:55

A trentanove anni dall’uccisione del presidente della Regione Piersanti Mattarella, assassinato il 6 gennaio 1980 dalla mafia, sono state posate delle corone di fiori sul luogo dell’omicidio in via Libertà. Alla cerimonia hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, il prefetto Antonella de Miro, l’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, il questore Renato Cortese e il comandate provinciale dei carabinieri Antonio Di Stasio. A Palermo per ricordare il fratello, anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

“Se oggi le istituzioni a Palermo non hanno più il volto della mafia e se a Palermo e in Sicilia si è avviato un cambiamento politico e culturale – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – lo si deve anche al sacrificio di Piersanti Mattarella alla sua visione e alla sua competenza; al suo impegno concreto per rompere il sistema di potere affaristico-mafioso che governava a Palazzo d’Orleans e oltre. E e se oggi, a trentanove anni di distanza dal delitto, vi sono ancora buchi neri nella ricostruzione giudiziaria e nell’individuare mandanti ed esecutori lo si deve al fatto che Piersanti fu scomodo ad un sistema di potere che aveva in una parte della Democrazia Cristiana e nei legami fra Cosa Nostra ed eversione neofascista alcuni fra i suoi pilastri”.

La matrice dell’agguato al presidente della Regione sarebbe da ricercare in un’alleanza tra mafia e terrorismo neofascista. Per il delitto è stata condannata la Cupola di Cosa nostra, mentre ancora ignoti sono gli esecutori materiali su cui sono tuttora in corso indagini. A Castellammare, per iniziativa del sindaco Nicola Rizzo, un momento di raccoglimento davanti alla tomba di Mattarella dopo la commemorazione di Palermo.

“Piersanti Mattarella, il Presidente della Regione Sicilia, venne ucciso brutalmente davanti ai suoi familiari il 6 gennaio 1980. Voleva la nostra terra “con le carte in regola” e lavorò per rompere le collusioni tra politica e mafia, ma quell’omicidio fu chiaramente un modo per impedire questo rinnovamento politico e culturale. L’antimafia di Piersanti Mattarella era nei fatti: nel lavoro onesto, negli appalti trasparenti, nell’esclusione delle clientele. Un esempio per tutti noi ancora oggi. Per questo, a distanza di 39 anni da quel giorno, siamo chiamati a far conoscere a tutti la sua storia, soprattutto ai più giovani. Il suo esempio di onestà non deve essere perduto. Ne abbiamo tanto bisogno”. Così Pietro Grasso, senatore di Liberi e Uguali, in un post su Facebook.

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