Monreale, monsignor Pennisi: “Formare le coscienze per combattere mafia e corruzione”

Redazione

Cronaca

Monreale, monsignor Pennisi: “Formare le coscienze per combattere mafia e corruzione”

23 Giugno 2018 - 15:00

Si è tenuto ieri presso il Palazzo Arcivescovile di Monreale il convegno promosso dal Dicastero Vaticano per il Servizio dello Sviluppo umano  e organizzato in collaborazione con l’Ufficio Pastorale per i Problemi Sociali e il Lavoro dell’Arcidiocesi di Monreale e l’Ordine degli Avvocati della Provincia di Palermo, il convegno dal titolo “Combattere la corruzione e la mafia con la Cultura”. L’incontro ha visto la partecipazione di Monsignor Michele Pennisi, Arcivescovo di Monreale; Giuseppe Pignatone procuratore della Repubblica di Roma; Francesco Greco, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Palermo; Claudio Fava, Presidente della Commissione Antimafia in Sicilia.

Vittorio Alberti, Officiale del Dicastero della Curia Romana, ha presentato il suo libro “Pane sporco” da cui prende il tema l’intero incontro. Proiettato anche un video-messaggio di Papa Francesco contro la corruzione. L’iniziativa di Monreale si inserisce in un cammino che il Dicastero vaticano ha iniziato nel giugno 2017, quando – nell’ambito di un convegno in Vaticano – nacque la Consulta per la Giustizia contro la Corruzione e le Mafie, “nel tentativo di promuovere un contatto costante su tali argomenti con la società civile, il mondo accademico, delle imprese e della stampa, le istituzioni dei territori e le diocesi locali”.

“E’ importante formare le coscienze attraverso l’educazione – ha detto monsignor Pennisi durante l’intervista di Giordano Contu di Vatican News – questo vuol dire recuperare i valori di un popolo, quello siciliano, fondato su valori dell’accoglienza, dell’amicizia, del rispetto delle leggi. La cultura è importante per arginare la corruzione e la mafia, così come la bellezza”.

“C’è una mentalità – ha aggiunto il presule nell’intervista a Radio Vaticana Italia – che rischia di far prevalere la forza sul diritto. La mafia oggi non è più quella “sanguinaria” di una volta, ma è presente nel territorio, in tutta Italia. E la Chiesa è chiamata a far fronte a questa situazione”. Monsignor Pennisi ha ricordato la visita pastorale di Papa Francesco alla diocesi di Cassano all’Jonio, in Calabria, il 21 giugno 2014, e le parole pronunciate durante la Messa nella Piana di Sibari: “Coloro che nella loro vita seguono questa strada di male, come sono i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati. I mafiosi stessi si escludono dalla comunità ecclesiale. La scomunica è importante, ma bisogna tradurla in atti concreti”.

Proprio in questa direzione, lo scorso marzo, l’Arcivescovo Pennisi ha stabilito che “non possono essere ammessi all’incarico di padrino di battesimo e di cresima coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici ed hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato”. “Quello che interessa alla Chiesa, ai vescovi – conclude monsignor Michele Pennisi – non è escludere le persone, ma invitarle alla conversione, che “non può essere solo a parole”.

In occasione dell’incontro è stata presentata, la Lettera dei Vescovi di Sicilia a 25 anni dall’appello di San Giovanni Paolo II ad Agrigento: “Convertitevi!” Inoltre monsignor Bruno Marie Duffé, segretario dello stesso Dicastero Pontificio, impossibilitato a partecipare, ha fatto avere il testo del suo intervento che verrà letto all’incontro.

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