Palermo

Anello ferroviario, apertura prevista nel 2030

Il cantiere è partito ufficialmente nel settembre del 2014 con il posizionamento delle transenne in piazza della Pace. Diciotto mesi dopo, sono i sindacati a lanciare l’allarme “è stato realizzato meno del 10 per cento dell’opera”. Di questo passo spiegano, il taglio del nastro dell’Anello ferroviario avverrà nella primavera del 2030.

I residenti e i commercianti di via Emerico Amari, piazza Castelnuovo, viale Lazio e via Sicilia, avvisano i sindacati, hanno subito solo disagi, senza alcuna garanzia sul rispetto del cronoprogramma originario. I lavori, avrebbe dovuto concludersi dopo tre anni, nell’autunno del prossimo anno.

“Se continua così senza l’aiuto e il sostegno del Comune, ci restano due o tre mesi e poi chiudiamo – dichiara Franco Giglio, titolare del locale “Risto-Cibus gusti di Sicilia” a Repubblica – Ho tentato di far comprendere all’amministrazione che siamo a un passo dalla chiusura, ma è stato inutile. Sarò costretto a licenziare i miei 14 dipendenti”.

Trenta addetti divisi nei quattro siti, devono vedersela con una trivella che si è rotta e la carenza di materiale. Dei doppi turni chiesti dal Comune e del sabato lavorativo nessuna traccia. L’unica differenza è che gli stipendi arretrati dei lavoratori in parte sono stati pagati. Servono almeno quattro milioni di euro per far ripartire la produzione nei cantieri. “Non è pensabile che oggi il cantiere possa autofinanziarsi con il pagamento degli stati avanzamento lavori (Sal) – dicono da Rfi – Anche perché negli ultimi mesi la produzione è stata pressoché vicina allo zero e gli stadi maturati non coprono le esigenze del cantiere. Ci vorranno almeno altri due mesi per riprendere il cantiere a pieno regime”.

All’amministrazione giudiziaria di Tecnis arriva l’ultimatum di Rfi sulla ripresa del cantiere: o l’azienda entro inizio giugno riesce ad incassare i crediti che avanza per lavori già eseguiti, oppure rescissione del contratto. “Fino a quando Tecnis non avrà la liquidità necessaria per richiamare dalla cassa integrazione i sessanta lavoratori previsti dal cronoprogramma – continuano da Rfi – Il cantiere continuerà in queste condizioni. Senza contare che in questa fase dell’opera è necessario avere un’enorme quantità di cemento che i fornitori difficilmente concederanno a Tecnis sulla parola”.

La crisi finanziaria dell’azienda e il commissariamento, l’arresto dei proprietari, l’interdizione antimafia (revocata due settimane fa), il sequestro delle quote societarie e l’amministrazione giudiziaria in poco più di sei mesi hanno di fatto bloccato i quattro stralci di cantiere. Il Comune dall’inizio dell’anno ha inviato tre diffide ad Rfi per rescindere il contratto per le gravi inadempienze di Tecnis. I sindacati sperano nel miglioramento delle condizioni finanziarie di Tecnis: il loro interesse è che i lavori vadano avanti garantendo i posti di lavori.

“Siamo in pochi e i lavori procedono a rilento, ma in questo momento – dice Francesco Piastra, segretario generale della Fiom Cgil di Palermo – Tutti gli attori di questa partita devono giocare nella stessa squadra. Se Tecnis abbandona è un dramma per i lavoratori, per i cittadini e per il Comune”.

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