Palermo, la polizia ferma sei scafisti. Bambini chiusi a chiave nella stiva

Redazione

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Palermo, la polizia ferma sei scafisti. Bambini chiusi a chiave nella stiva
Fermati dopo i racconti dei migranti sbarcati al porto

18 Gennaio 2016 - 00:00

Erano gli scafisti dell’imbarcazione con 359 migranti, fatti poi sbarcare a Palermo, soccorsa in acque internazionali lo scorso 19 agosto nell'ambito dell'operazione Triton. Sei egiziani, sono stati arrestati dalla polizia, dopo le dichiarazioni dei migranti. Oltre a denunciare le responsabilità degli scafisti e descrivere le drammatiche condizioni di salute e di pericolo, durante la traversata, hanno dato conto di punte di crudeltà ed abiezione, fin’ora, raramente toccate dai “mercanti di uomini”. Tra le altre atrocità, sembra che durante la navigazione, decine di donne e bambini, terrorizzati, siano stati chiusi a chiave sotto coperta e fatti uscire all’aria aperta soltanto dopo il pagamento di un ulteriore, copsicuo obolo, quale “riscatto”, da parte dei parenti, uomini. “Le audizioni dei migranti di queste carrette del mare – spiegano dalla Questura -, oltre che fondamentali dal punto di vista investigativo, rappresentano il principale strumento attraverso il quale si apprendono abiezioni e crudeltà sempre nuove e più sofisticate adottate dai mercanti di uomini. I migranti, partiti dalla Libia, sono stati “stipati” in 440 su una imbarcazione che ne avrebbe potuto ospitare, al massimo, una trentina. Parecchi sono stati percossi durante il tragitto e molti, donne e bambini compresi, sono stati costretti sotto coperta con il portellone chiuso e che tale crudeltà, sarebbe, addirittura divenuta per gli scafisti ulteriore business: gli adulti, parenti delle donne e dei bambini rinchiusi, infatti, pur di consentire ai congiunti di uscire dalla “pancia” dell’imbarcazione, avrebbero  pagato un ulteriore, cospicuo obolo ai “padroni” della nave". Tra le audizioni della Squadra Mobile, anche quella di parecchi migranti professionisti in patria, tra i quali ingegneri e marittimi, che ben conoscendo la materia ed i principi della navigazione, durante le fasi della partenza da Alessandria d’Egitto, hanno intuito che un’imbarcazione fatiscente e dal volume così ridotto, non avrebbe potuto resistere al peso di centinaia di individui; si sono quindi fatti promotori di una vivace protesta nei confronti di chi gestiva il natante che è sfociata in una sorta di rivolta collettiva di tutti i passeggeri; gli scafisti egiziani sono stati così costretti ad accogliere parzialmente le richieste dei passeggeri, evitando di trasbordare un ulteriore carico composto da un centinaio di migranti,  scelta che ha “ridotto” a 432 il numero delle persone trasportate in mare, dalle iniziali 550, circa, previste; tale circostanza ha, forse, evitato che il trasbordo sfociasse in sicura tragedia.

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