Palermo, abusi su anziani: sequestrate le case di cura degli orrori

Redazione

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Palermo, abusi su anziani: sequestrate le case di cura degli orrori
Pazienti costretti al digiuno e legati al letto con lacci e stringhe

18 Gennaio 2016 - 00:00

Sono state sequestrate preventivamente dalla Polizia, due case di cura per anziani, nel centro cittadino, teatro di abusi e malversazioni nei confronti di degenti e dipendenti. Due donne, madre e figlia, rispettivamente gestore e titolare delle due strutture, dovranno rispondere dei reati di estorsione aggravata ed in concorso, maltrattamenti ed abbandono di persona incapace per malattia e per vecchiaia. Le delicate indagini sono state condotte dalla Sezione “Investigativa” del Commissariato Libertà. "Nelle strutture – spiegano dalla Questura – si giungeva ad un tale livello di crudeltà e disumanità difficilmente riscontrato in episodi analoghi e, soprattutto, perché a gestire la “cura” dei ricoverati era personale non qualificato, privo di ogni preparazione specifica, in alcuni casi, quindi, si trattava di meri badanti camuffati da infermieri". Ad avviare le indagini della polizia è stata la denuncia di una dipendente della struttura, stanca di subire vessazioni, della mancata fruizione di diritti professionali (quali ad esempio, ferie, riposi e contributi previdenziali) e non più disposta a continuare a riversare sugli anziani degenti gli effetti nefasti delle disposizioni provenienti dalla titolare della casa di cura. Anche altri dipendenti delle strutture avrebbero denunciato simili malversazioni, ricevendo minacce di ingiusti licenziamenti in tronco qualora non avessero ottemperato alle disposizioni impartite dalle donne. Da qui la denuncia per estorsione aggravata in concorso. L’allarmante quadro emerso dalle dichiarazioni dei denuncanti sarebbe stato riscontrato dagli esiti di una laboriosa e scrupolosa attività investigativa che si è avvalsa di intercettazioni, sopralluoghi, perquisizioni e accertamenti di varia natura. Gli agenti hanno così scoperto, che nelle case di cura in questione l’anziano, già di per sé elemento debole della società, non sarebbe stato un individuo da tutelare, assistere e curare, ma un fastidioso ostacolo, un “peso”, al regolare svolgimento della vita della “clinica”. Denutrizioni e malnutrizioni, somministrazioni mediche inappropriate e senza indicazione terapeutica, reazioni punitive nei confronti dei degenti sospettati di aver denunciato le vessazioni alle forze di polizia, mancato ricorso a cure mediche ospedaliere, sarebbero solo alcuni dei comportamenti che avrebbero segnato profondamente la vita degli anziani ospiti delle due strutture. Tra le punizioni più crudeli, ci sarebbe stata la sveglia anticipata ed imposta alle ore 4 di mattina a tutti i degenti, la chiusura, sottochiave, di chi avesse voluto ribellarsi e l’immobilizzazione a sedie e letti, con lacci e stringhe, di quelli più “indisciplinati”. "Sovente – aggiungono gli inquirenti – sarebbe accaduto che l’anziano saltasse per giorni i pasti e, spesso, il latte della colazione sarebbe stato allungato, su disposizione della titolare, con acqua di rubinetto. Chi tra gli anziani, non si fosse piegato, neanche a seguito di questi “esemplari” trattamenti, sarebbe stato sballottato tra le due strutture, per sottrarlo alle eventuali “visite” della Polizia Giudiziaria per evitare che entrasse in contatto con le forze dell’ordine". Pianti ed urla di dolore degli anziani, a qualsiasi ora del giorno e della notte, sempre su indicazione del gestore e della titolare, anziché stimolare una appropriata indagine medica, oppure anziché sollecitare l’intervento di personale sanitario specializzato, sarebbero state, arbitrariamente, interrotte, con tranquillanti e/o psicofarmaci, cui gli operatori delle case di cura avrebbero fatto, come disposto loro regolarmente dai superiori, un disinvolto ricorso. Una delle remore alla massiccia somministrazione di psicofarmaci e/o tranquillanti sarebbe stata legata, tra l’altro, al rischio che i parenti dei degenti, durante una visita, potessero notare un eccessivo sopimento del congiunto.

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