Altofonte, protesta per la Tares. "Noi non paghiamo"

Giorgio Vaiana

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Altofonte, protesta per la Tares. "Noi non paghiamo"
Una delegazione di cittadini ha occupato l'aula consiliare ed incontrato il sindaco: "La tassa, però, va pagata"

18 Gennaio 2016 - 00:00

Si sono dati appuntamento davanti al Comune, poi, tutti insieme, sono saliti al primo piano del palazzo comunale ed hanno occupato l’aula consiliare in attesa del sindaco. Ad Altofonte i cittadini scendono in piazza e protestano contro gli aumenti incredibili della nuova Tares, la tassa comunale sui rifiuti e servizi. Oltre un’ora di colloquio con il sindaco Nino Di Matteo, che ha ascoltato paziente tutte le lamentele dei cittadini. A protestare maggiormente, soprattutto, i commercianti, colpiti in maniera “più violenta” dagli aumenti della Tares: 117 per cento in più per i titolari di bar, caffè e pasticcerie, 274 per cento in più per chi gestisce un negozio di ortofrutta, una pescheria od un negozio di fiori, per fare i due esempi più eclatanti. “Qualche tempo prima dell’arrivo della Tares – spiega il sindaco Di Matteo -, avevo riunito i cittadini di Altofonte spiegando loro come sarebbe cambiata la tassa sui rifiuti e quali sarebbero state le tariffe applicate”. Altofonte, in realtà, è stato tra i pochi comuni ad aver applicato l’aliquota minima alla Tares. “Credo che questa esasperazione sia dovuta al fatto che – continua Di Matteo – nel 2013 si siano accavallati i pagamenti sia della Tares che della Tarsu riferita al 2012”. Il sindaco ha detto ai cittadini di formare un comitato con il quale si incontrerà al più presto per studiare insieme una strategia per far diminuire la tassa sui rifiuti. “Nel frattempo – dice Di Matteo – la Tares va pagata. Magari slittando la scadenza di un mese (28 marzo 2013, ndr), ma siamo con le spalle al muro anche noi primi cittadini”. Altofonte, intanto, ha formato un consorzio con i comuni di Piana degli Albanesi, Belmonte Mezzagno e Santa Cristina Gela: tra gli obiettivi la gestione autonoma del servizio di raccolta e l’incremento della differenziata. Il problema maggiore, però, riguarda gli stipendi degli operatori ecologici, attualmente inquadrati con un contratto Federambiente, “che costerebbe tantissimo alle casse comunali – spiega Di Matteo -. Non possiamo permettercelo ed i sindacati non intendono far fare un passo indietro ai dipendenti. Il fallimento dell’Ato è anche in questo contratto”. (Ha collaborato Samuele Schirò)

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