Nell’ambito degli adempimenti fiscali annuali, i contribuenti italiani dispongono di importanti strumenti di partecipazione alla distribuzione del gettito IRPEF. Si tratta di meccanismi che permettono di indirizzare una quota delle imposte già dovute verso finalità specifiche, trasformando un obbligo tributario in un’opportunità di sostegno attivo a cause di natura sociale, umanitaria o religiosa.
Spesso, tuttavia, si genera confusione su questi strumenti, in particolare riguardo la differenza tra 5 per mille e 8 per mille. Sebbene entrambi i meccanismi si attivino tramite la dichiarazione dei redditi e non comportino alcun costo aggiuntivo per il cittadino, essi presentano nature, finalità e platee di beneficiari profondamente diverse. Comprendere queste specificità è essenziale per esercitare una scelta consapevole e realmente allineata con i propri valori.
L’otto per mille: il sostegno allo stato e ai culti
L’otto per mille (corrispondente allo 0,8% dell’IRPEF) è lo strumento storicamente introdotto per primo. Esso consente al contribuente di scegliere la destinazione di questa quota tra lo Stato (per scopi di interesse sociale, umanitario, o per la conservazione di beni culturali) e diverse confessioni religiose che hanno stipulato un’intesa con la Repubblica Italiana (come la Chiesa Cattolica, l’Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, l’Unione Comunità Ebraiche, ecc.).
La peculiarità di questo meccanismo risiede soprattutto nella gestione delle scelte non espresse. Qualora il contribuente decida di non apporre alcuna firma per l’otto per mille, la sua quota non resta inutilizzata, ma viene ripartita tra lo Stato e le confessioni religiose in proporzione alle scelte effettuate dagli altri contribuenti. Si tratta quindi di una scelta che, anche quando omessa, produce un effetto distributivo basato sulla volontà collettiva espressa.
Il cinque per mille: il supporto al terzo settore e alla ricerca
Il cinque per mille (pari allo 0,5% dell’IRPEF) è stato introdotto successivamente e risponde a una logica differente. Questo strumento è finalizzato al sostegno di una vasta gamma di enti e attività specifiche. Il contribuente può indirizzare la propria quota verso categorie ben definite: il sostegno agli Enti del Terzo Settore e alle ONLUS (incluse organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale), il finanziamento della ricerca scientifica e delle università, il supporto alla ricerca sanitaria, la tutela dei beni culturali e paesaggistici, le attività sociali gestite dal proprio Comune di residenza, o il sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche.
Per il cinque per mille, la scelta richiede un’azione più specifica: oltre alla firma nel riquadro della categoria prescelta, è necessario inserire il codice fiscale dell’ente specifico che si intende beneficiare. Se si appone solo la firma sulla categoria, la quota verrà ripartita proporzionalmente tra tutti gli enti di quel comparto. Se non si esprime alcuna scelta, la quota del cinque per mille rimane nelle casse dello Stato.
Distinzioni chiave: cumulabilità e finalità
La confusione tra 5 per mille e 8 per mille è ingiustificata, soprattutto perché le due opzioni non sono affatto alternative. Il contribuente ha la facoltà di esprimerle entrambe. È perfettamente possibile, ad esempio, destinare l’otto per mille a una confessione religiosa e, contestualmente, il cinque per mille a un’associazione di ricerca sanitaria. Le finalità sono il vero discrimine. L’otto per mille attiene prevalentemente alla sfera del sostegno ai culti religiosi o a finalità statali di ampio respiro. Il cinque per mille, invece, si configura come un sostegno diretto e capillare al tessuto del non profit, alla ricerca e alle iniziative sociali specifiche che operano quotidianamente sul territorio. Entrambi i gesti non rappresentano una tassa aggiuntiva, ma solo una diversa allocazione di imposte che sarebbero comunque dovute all’erario. Esercitare attivamente entrambe le scelte significa sfruttare appieno le opportunità di democrazia fiscale offerte dall’ordinamento.




