Monreale perde terreno (letteralmente): con il referendum scende al settimo posto tra i Comuni più estesi d’Italia

Andrea Rinaldi

Cronaca - I numeri

Monreale perde terreno (letteralmente): con il referendum scende al settimo posto tra i Comuni più estesi d’Italia
Ora è settimo, superato dall'umbra Gubbio. Un vero e proprio "taglio" geografico

07 Luglio 2025 - 11:06

Con il referendum che ha sancito il passaggio delle contrade Bommarito, Dammusi, Ginestra e Signora dal Comune di Monreale a quello di San Giuseppe Jato, la storia dei confini amministrativi siciliani ha vissuto una delle sue pagine più rilevanti (e anche un po’ curiose). I cittadini interessati hanno detto al distacco e, con la cessione di circa 2.000 ettari di territorio, Monreale non è più il sesto comune più esteso d’Italia. Ora è settimo, superato dall’umbra Gubbio.

Un vero e proprio “taglio” geografico che, oltre alle implicazioni amministrative e ai malumori locali, porta con sé anche un dato statistico curioso: Monreale, che fino a ieri poteva vantare una superficie di 530,18 km², adesso ne conterà circa 510, scivolando dietro Gubbio (525,77 km²) e rimanendo per un soffio sopra Foggia, che la tallona con 509,25 km².

Insomma, basta poco per perdere una posizione nella classifica nazionale dei giganti del territorio, dove a regnare, irraggiungibile, c’è ovviamente Roma con i suoi 1.287 km². Ma se Monreale piange, San Giuseppe Jato sorride: con l’acquisizione di queste aree rurali, il Comune potrà contare su nuove risorse, una maggiore estensione e – perché no – un po’ più di attenzione anche dai piani alti della Regione.

Resta il fatto che, al di là delle classifiche, il voto ha messo nero su bianco una richiesta di attenzione da parte di intere comunità che, per anni, si sono sentite ai margini. E ora, con nuovi confini e nuove prospettive, è tempo di vedere se la promessa di servizi e rappresentanza troverà finalmente compimento. Per Monreale, invece, è l’ora di leccarsi le ferite – territoriali e politiche – e ripartire, magari con un po’ più di ascolto verso le sue periferie. Anche perché, come abbiamo visto, un ettaro in meno e Foggia era lì, pronta al sorpasso.

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