“A disposizione di Cosa Nostra”, confiscati beni per 26 milioni a noto imprenditore

Redazione

Palermo - Il provvedimento su richiesta della Dda

“A disposizione di Cosa Nostra”, confiscati beni per 26 milioni a noto imprenditore
Forniva auto "pulite" per i latitanti e luoghi sicuri dove organizzare incontri tra i boss

07 Marzo 2024 - 09:43

Confisca per il patrimonio di Rosario Castello, 72 anni, noto imprenditore palermitano del settore delle auto di lusso, già condannato per concorso esterno in associazione di stampo mafioso perché ritenuto “soggetto a disposizione di Cosa nostra“. Il tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, ha emesso il decreto di confisca del patrimonio, divenuto definitivo con sentenza della Corte di Cassazione, per un valore complessivo di oltre 26 milioni di euro, eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale di Palermo.

In particolare, in qualità di imprenditore nel settore del commercio auto, ha fornito un contributo al mantenimento ed al consolidamento dell’organizzazione criminale: – procacciando sistematicamente autovetture “pulite” destinate all’utilizzo da parte di alcuni latitanti, tra i quali gli esponenti del mandamento mafioso di Brancaccio Lorenzo Tinnirello e Cristofaro Cannella; mettendo a disposizione luoghi sicuri dove poter organizzare “riunioni riservate” tra uomini d’onore; svolgendo la funzione di “prestanome” per le famiglie mafiose di Corso dei Mille e di Brancaccio, per conto delle quali ha investito denaro proveniente dall’uomo d’onore Antonino Spadaro.

Il procedimento di prevenzione, che ha preso avvio dalla valorizzazione degli elementi di indagine che hanno portato all’emanazione delle sentenze di condanna, ha fatto emergere, grazie agli approfondimenti economico-patrimoniali svolti dagli specialisti del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, una netta sproporzione tra i redditi dichiarati ed il patrimonio nella disponibilità dell’imprenditore e del proprio nucleo familiare. A quest’ultimo, in particolare, erano riconducibili attività commerciali esercitate in commistione di interessi con Cosa nostra, nonché beni immobili acquistati con i ricavi derivanti dalle stesse imprese. Nel 2014 il tribunale di Palermo facendo proprie le ricostruzioni effettuate dai finanzieri, ha disposto il sequestro del patrimonio riconducibile al 72enne. All’esito dell’iter processuale è ora intervenuta la definitività della confisca dei seguenti beni: un compendio aziendale di 3 società e relativo capitale sociale, 4 fabbricati commerciali, 2 ville di pregio, 15 rapporti bancari e finanziari per un valore complessivo stimato in oltre 26 milioni di euro.

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