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Morti sul lavoro in Sicilia, Feneal Uil: “No alla riduzione delle ore di formazione contro i rischi”

“La tragica morte di Giuseppe Milici, caduto da un’impalcatura a Patti (Me), è l’ennesima prova che occorre portare avanti una battaglia di civiltà a tutela dei lavoratori, in particolare di quelli che prestano la loro opere nelle imprese edili. Questi lavoratori sono sempre più esposti ad eventi tragici, come quello che ieri è costato la vita all’operaio di 56 anni. Dai dati a nostra disposizione si tratta del 28 operaio morto sul lavoro in Sicilia dall’inizio dell’anno! Dobbiamo ricordare sempre che non parliamo di numeri, ma di persone, dietro alle quali ci sono famiglie disperate e costrette a piangere per la logica del profitto.” Commenta così la notizia dell’ennesima morte sul lavoro il segretario generale Feneal Uil Palermo – Messina Pasquale De Vardo.

“Troppo spesso – continua De Vardo – la mancanza di consapevolezza è la responsabile degli incidenti, in edilizia bastano 16 ore di formazione per ottenere un certificato di idoneità a lavorare in un cantiere. Troppo poche a nostro avviso, i cantieri sono una giungla di rischi che si nascondono dietro ogni angolo. Quel che è peggio è che, proprio in questi giorni, è stata resa nota la nuova bozza di accordo Stato – Regioni che farebbe scendere addirittura a 10 le ore di formazione obbligatoria per tutte le fasce di rischio. Sempre con l’unico obbiettivo di ottimizzazione del profitto a discapito della vita umana. Bisogna dirlo chiaramente. La mancanza di consapevolezza uccide, se i lavoratori non sono consapevoli dei rischi vuol dire che sono nelle mani della fortuna, ma tanto spesso nelle mani di alcuni prenditori il cui unico fine è il profitto, ormai anche grazie alle nuove norme messe in atto da questo Governo, che liberalizzano i subappalti a cascata sempre al massimo ribasso che aumentano i rischi in un cantiere, perché mentre prima poteva essere un solo datore di lavoro o due a dover far profitto, adesso troviamo nello stesso luogo di lavoro anche 6 o 7 imprese interessate allo stesso appalto e soprattutto impegnate a dover recuperare un margine di profitto sempre dallo stesso appalto”.

“C’è poi il problema dei ribassi – prosegue De Vardo – Aggiudicarsi gare di appalto con ribassi a dir poco imbarazzanti deve far riflettere sulla vera volontà politica di questo paese a voler combattere la piaga delle morti sul lavoro. Se un computo metrico basato su un preziario regionale stabilisce che per realizzare un ponte, ad esempio, occorrono 1mil di € è facilmente comprensibile capire che se l’impresa aggiudicataria fa un ribasso d’asta con picchi che spesso sfiorano il 30/40%, qualcosa non andrà sicuramente per il verso giusto o meglio ancora più di qualche voce di costo è stata derubricata dal costo appalto, purtroppo per noi quasi sempre gli oneri della sicurezza. Fa rabbrividire ancor più pensare che a sua volta l’impresa aggiudicataria concede altri subappalti che si basano sulla stessa percentuale di ribasso, è così via fino a vedere che quell’opera per cui occorreva 1mil dovrebbe essere realizzata con 400mila. Nella migliore delle ipotesi quell’opera verrà annoverata tra il numero spaventoso delle opere incompiute e, purtroppo, non solo non sarà mai eseguita, ma probabilmente andrà ad aggiornare le statistiche sulle denunce di infortunio che, troppo spesso, hanno un epilogo tragico”.

“Le leggi ci sono – conclude De Vardo. – Certo, possono essere migliorate, ma la vera questione sta nell’applicarle. considerato che le aziende che hanno avuto un controllo da parte degli organi ispettivi in Italia sono solo il 6,26% ogni anno. Una vergogna, noi come Feneal Uil siamo pronti a fare la nostra parte, come sempre, a sostegno di questa grande battaglia, l’unico vero obiettivo delle nostre azioni è consentire ad ogni lavoratore di tornare a casa, ogni giorno, dalle proprie famiglie. La vita prima di tutto”.

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