Cronaca

Ma nel 2023 si può morire ancora per gli incendi?

Questa mattina si sono tenuti nella chiesa San Giuseppe a Piano Maglio ad Altofonte i funerali di Matteo Brandi (LEGGI QUI), l’operaio addetto all’antincendio del Corpo forestale regionale deceduto lo scorso 14 agosto, per le gravi ferite riportate nelle operazioni di spegnimento dei roghi che hanno devastato Monreale e il palermitano il 24 e 25 luglio. Brandi sarebbe andato in pensione tra non molto, ma il destino ha scelto diversamente per lui. Se di destino si può parlare ancora oggi, perché scrivere e raccontare quello che abbiamo visto un mese fa nel palermitano coi nostri occhi fa solo rabbia. Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, oggi ha parlato della necessità di fare di più perché questi lutti non si verifichino. Soltanto denunciando i criminali che devastano l’ambiente e mettono a rischio le vite di tanti, “possiamo onorare Matteo” e chi come lui ha perso la vita nei roghi. “Oggi abbiamo salutato per l’ultima volta Matteo Brandi – dice – ennesima vittima innocente di mani criminali, che ha lottato fino alla fine compiendo il proprio dovere. Un padre, un marito, un lavoratore impegnato fino allo stremo in un atto di servizio verso la nostra comunità”.

E siamo ancora a parlare di morti, quattro negli incendi dello scorso 25 luglio, a cui vanno aggiunti i danni ad abitazioni, mezzi, macchia mediterranea, boschi e ovviamente all’agricoltura e alla fauna. Nel 2023 si può morire ancora per gli incendi? A quanto pare sì, perché se oggi stiamo celebrando la memoria di un uomo, che ha perso la vita per gli incendi, viene il dubbio che forse non impariamo mai dai nostri errori. Possibile mai che la nostra terra sia in mano alla mafia e ai criminali? Possibile mai che non ci sia un colpo di reni da parte della politica nazionale (con un legge emanata dal Parlamento che equipari gli incendi al reato di strage) e alla politica regionale con un piano antincendio attivo a febbraio e non a luglio (quando oramai i buoi sono scappati dal recinto). Possiamo evitare altri incendi? Forse sì, forse no. Sicuramente si possono diminuire. Si tratta sempre di incendi dolosi dovuti alla criminalità che colpisce quando sa di poter fare più male; all’ignoranza di chi non rispetta le regole e alla mancanza di cura del territorio da parte di chi lascia terreni incolti. Se ci sono questi tre elementi un incendio diventa un mix letale.

Se la rivoluzione non parte da noi, non partirà mai. I cittadini dovrebbero tutelare il proprio territorio da chi per interessi criminali la vuole deturpare. E dovrebbero capire che mantenere terreni puliti e con lingue taglia fuoco può evitare il propagarsi delle fiamme, così come rispettare le ordinanze comunali sulle bonifiche e le pulizie dei terreni serve ad evitare focolai impossibili da controllare. È un piccolo investimento annuale che può salvare il territorio. Dovremmo impegnarci tutti. Oggi onoriamo la memoria di Matteo Brandi con la speranza che un giorno potremo scrivere di aver assicurato alla giustizia la mano criminale che c’è dietro ogni incendio.

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