Mafia, 45 anni fa l’omicidio di Peppino Impastato: “Da lui rivoluzione culturale”

Redazione

Regione - L'anniversario

Mafia, 45 anni fa l’omicidio di Peppino Impastato: “Da lui rivoluzione culturale”
Le sue denunce attraverso Radio Out, davano fastidio al boss Gaetano Badalamenti, che ne deciso la morte

09 Maggio 2023 - 10:18

Ricorre, oggi, il 45esimo anniversario dell’omicidio da parte della mafia di Giuseppe Impastato. Peppino, come era conosciuto da tutti, era nato il 5 gennaio del 1948 a Cinisi, in provincia di Palermo, da una famiglia legata a Cosa Nostra. Le sue denunce attraverso Radio Out, da lui fondata insieme a un gruppo di amici, davano fastidio al boss Gaetano Badalamenti, tanto da deciderne la morte, mascherandola con un finto attentato dinamitardo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani.

Successivamente gli inquirenti parlarono di un possibile suicidio. Ma nel maggio del 1984 l’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Giudice consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva concepito e avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emise una sentenza, firmata da Antonino Caponnetto, che aveva sostituito Chinnici dopo la sua morte, in cui si riconobbe la matrice mafiosa del delitto, attribuito però a ignoti. Ma il 5 marzo 2001 la Corte d’assise riconobbe Vito Palazzolo colpevole materialmente dell’omicidio e lo condannò a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002, a distanza di quasi 24 anni dal delitto, anche don Tano Badalamenti venne riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo.

“La memoria non si può fermare: 45 anni dopo l’assassinio mafioso e il depistaggio su Peppino Impastato, la mafia non spara più, agisce da sommersa sperando di far tacere anche l’antimafia. Rivendichiamo il diritto alla memoria, un bene prezioso che fa ancora paura alla mafia. Peppino aveva capito l’importanza di ridicolizzare i boss, che invece hanno sempre avuto bisogno del consenso della società. Screditarli sul piano reputazionale e marginalizzarli è la grande battaglia da fare, che dà senso alla memoria perché è un seme contro l’indifferenza. La giornata in ricordo di Peppino Impastato è una giornata di lotta delle menti libere alla mafia”, queste le parole di Antonello Cracolici, presidente della commissione regionale Antimafia, intervenendo a Cinisi a Casa Felicia, alle manifestazioni in ricordo di Peppino Impastato.

“A 45 anni dalla sua scomparsa, la figura del giornalista e attivista Peppino Impastato continua a rappresentare un simbolo e un esempio di ribellione e lotta ai condizionamenti della mafia – ha detto il sindaco di Palermo Roberto Lagalla -. Ha portato avanti una rivoluzione culturale, parlando apertamente di mafia in un territorio in cui c’era paura anche solo a nominarla. Il mio pensiero oggi va a Peppino Impastato e ai suoi familiari che, dopo la sua uccisione, non si sono mai stancati di lottare per trovare la verità su quell’agguato mafioso”, ha concluso il primo cittadino.

Altre notizie su monrealepress

Autorizzazione del Tribunale di Palermo N. 621/2013

Direttore Responsabile Giorgio Vaiana
redazione@monrealepress.it