Palermo

Mafia, giurato aveva compiuto 65 anni: annullato ergastolo

Un ergastolo e una condanna a 25 anni annullati perché uno dei sei giudici popolari della Corte di assise di Palermo aveva già compiuto 65 anni, l’età massima prevista dalla legge per far parte delle giurie popolari. Il vizio è causa di una nullità assoluta, come se la sentenza non esistesse, perché emessa da un “non giudice”. Saltano così in appello le condanne di Pietro Erco, che aveva avuto la massima pena e di Luca Mantia (25 anni), ritenuti entrambi responsabili dell’omicidio di Vincenzo Urso, avvenuto ad Altavilla Milicia nella notte tra il 24 e il 25 ottobre 2009: i due imputati entrambi detenuti e apparentemente inchiodati da prove inoppugnabili – fra cui la confessione dei due mandanti, Francesco e Andrea Lombardo, oggi entrambi collaboratori di giustizia – potrebbero anche essere scarcerati. Erco (di origini napoletane ma residente da anni e Trabia) e Mantia avrebbero commesso il delitto per 20 mila euro. Avrebbero atteso la vittima sotto casa e sarebbe stato il primo ad eliminare l’imprenditore con una 7,65, mentre l’altro sarebbe stato alla guida dell’auto con cui erano poi fuggiti.

Il delitto si sarebbe inquadrato in una logica mafiosa, quella della punizione contro un imprenditore emergente, restio alle regole dell’organizzazione criminale. Dopo due anni di udienza, celebrata davanti alla Prima sezione della Corte d’Assise di Palermo, Erco, difeso dagli avvocati Salvino e Giada Caputo e Francesca Fucaloro venne condannato all’ergastolo mentre Mantia, difeso dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Stefano Vitale, venne condannato a 25 anni di reclusione. Subito dopo la fissazione dell’udienza davanti la seconda Sezione della Corte d’Assise di Appello, i difensore degli imputati si accorsero che uno dei giudici popolari della Corte d’Assise di Palermo aveva compiuto i 65 anni di età. Da qui la richiesta (accolta) di annullare il processo, che adesso dovrà essere ripetuto.

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