Palermo

La ricerca della rete antiviolenza “Amorù”: il 40% delle donne ha subito violenza

Si è tenuto a Palermo, a Villa Adriana, l’evento finale del Progetto “Amorù, troppo amore uccide”, durato quattro anni e realizzato grazie al sostegno di Fondazione Con il Sud. La missione principale del progetto era quella di creare una rete a sostegno delle donne vittima di violenza nell’area est della provincia di Palermo. Ed in effetti, nonostante le limitazioni dovute al lungo periodo della pandemia, che ha investito gran parte del periodo progettuale, l’associazione Life and Life, capofila del progetto, grazie alla collaborazione di tutti gli altri partner, è riuscita a costituire una rete che adesso continuerà a svolgere il suo ruolo di assistenza e supporto alle donne vittima di violenza.

“Le nostre azioni continueranno – afferma Valentina Cicirello, dell’associazione Life and Life. – Nel corso di questi tre anni abbiamo sottoscritto protocolli con scuole, Comuni, con il dipartimento di scienze psicologiche e pedagogiche dell’Università di Palermo, con l’assessorato Regionale della Formazione Professionale. Abbiamo avuto l’opportunità di formare tanti altri enti e associazione e, grazie a queste attività, sono nati gli sportelli antiviolenza di Palermo, Villabate e Altavilla e i centri di ascolto di Marineo, Castellana, Cefalù, oltre ad una casa ad indirizzo segreto nell’area della provincia est di Palermo, dove le donne più esposte al rischio di violenza hanno trovato un riparo sicuro e confortevole. Adesso che il progetto è terminato di certo non lasceremo sole le donne che abbiamo preso in carico. Il nostro sportello di ascolto, realizzato all’interno di un bene confiscato alla mafia, continuerà a funzionare e siamo già a lavoro per aprire un nostro centro antiviolenza in città. Insomma, il lavoro della rete continua e speriamo di essere sempre più forti e numerosi perché non va dimenticato un dato allarmante comunicato pochi mesi fa dal Ministero della Pari Opportunità, la Sicilia purtroppo è ancora tristemente prima per atti persecutori contro le donne in Italia”. L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO

Nel corso della serata sono stati presentati i risultati di una delle due ricerche commissionate nell’ambito del progetto, quella svolta dall’associazione Simegen (Società Italiana di Medicina di Genere nelle Neuroscienze) in ambito sanitario. A condurre lo studio coordinato dalla dottoressa Marina Rizzo, sono state le dottoresse Ida Stampone, Claudia Ventimiglia ed Erica Lo Iacono che hanno somministrato un questionario al personale medico, infermieristico e sanitario degli Ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello. Dal campione (composto da 187 donne e 108 uomini) è emerso che il 40% delle donne intervistate è stata vittima di violenza almeno una volta nel corso della loro vita. L’evento si è chiuso con la proiezione di alcuni corti selezionati da Beppe Manno, direttore artistico della “Rassegna Itinerante del Cinema d’autore”.

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