Monreale, il ricordo di Caterina Malizia: “Così Letizia Battaglia mi rese celebre”

Redazione

Cronaca - Il ricordo

Monreale, il ricordo di Caterina Malizia: “Così Letizia Battaglia mi rese celebre”
Parla Katia Malizia, che nel 1980 divenne forse uno dei volti più celbri tra gli scatti della fotografa palermitana

15 Aprile 2022 - 18:47

“La mia bambina era diventata una splendida donna, bella e onesta. Non mi aveva tradito”. Letizia Battaglia aveva cercato e – grazie a Chi l’ha visto? – aveva ritrovato dopo 38 anni la bambina con il pallone che nel 1980 aveva fotografo in una stradina del quartiere Cala di Palermo (ne parlavamo in questo articolo). Quello scatto, come tanti altri della fotoreporter, è poi diventato celebre perché scolpisce il volto pulito di una bambina e perché è diventato il simbolo della speranza e del futuro delle palermitane.

Per questo è stato esposto a fianco della bara nella camera ardente di Palazzo delle Aquile. Letizia Battaglia aveva raccontato così quell’incontro: “Ero in una trattoria con Franco Zecchin e un altro bravo fotografo, Ernesto Bazan. Dopo il pranzo siamo andati a sederci fuori per un caffè. Un gruppo di bambine stava giocando per strada. Mi alzai precipitosamente e le raggiunsi. Una molto magra attrasse la mia attenzione. Le puntai addosso l’obiettivo. Era stupita, forse intimorita, la spinsi dolcemente come in sogno verso il portone, contemporaneamente lei alzò il braccio sopra la testa, il pallone sempre in primo piano”.

L’alchimia era già scattata. “Poi lei tornò a giocare. Diventò la bambina normale che era”. Quella bambina, che nel 1980 aveva appena 9 anni, ricorda ancora quell’incontro casuale diventato un attimo di una semplice e bella storia di vita. Eccola Caterina Malizia, che tutti chiamano Katia. Alta e bella, come l’aveva ritrovata Letizia Battaglia. Davanti alla cattedrale normanna di Monreale, alle porte di Palermo e sullo sfondo della Conca d’Oro, racconta come andarono le cose. “Sono nata e cresciuta qui, a Monreale – premette subito – Mia mamma, palermitana, mi portava con sé da piccola per andare a trovare alcuni parenti a Palermo. Lei saliva dai miei zii, io scendevo giù a giocare a pallone con altri bambini. E mentre giocavo vidi una signora con la macchina fotografica che si avvicinava. Con lo sguardo imbronciato guardavo questa sconosciuta. Mi fece appoggiare a un portone nella zona della Cala. E lì mi fece lo scatto diventato così celebre”.

Da donna adulta Katia ha vissuto fuori dalla Sicilia. Non immaginava neppure che 38 anni dopo quell’incontro con un genio della fotografia qualcuno la cercasse. Era la stessa autrice della foto. “Si chiedeva che fine avesse fatto la bambina col pallone e per questo mandò una mia foto alla redazione di “Chi l’ha visto?”. Mio fratello intuì che ero io. E rispose inviando una mia foto da piccola. Fui chiamata dai giornalisti della trasmissione. E così arrivò l’incontro con Letizia a Palermo, davanti allo stesso portone della Cala. Si emozionò tantissimo. Ricordo che mi guardò e disse: è proprio lei la bambina che cercavo. Si mise a piangere, mi abbracciò e con quei suoi occhi dolci mi disse: sei rimasta tale e quale. Bella da piccola e bella da grande”.

Aggiunse anche che quel volto era l’immagine dell’onestà. “Mi riconosco –  dice Katia – Alta, bella e molto onesta. Sono diventata mamma da giovane, ho cresciuto due figli, mi sono sposata a Lecce, uno dei miei figli è poliziotto. Dopo esserci ritrovati, Letizia è venuta anche a casa mia, a conoscere i miei figli che vivono uno a Milano, l’altro in Puglia. Erano felicissimi. Da quel momento lei ha fatto parte della nostra famiglia ed è stata testimone di un pezzo della mia vita e della mia infanzia. Rimarrà nei nostri cuori”. Katia ha appreso della scomparsa di Letizia dal figlio che vive a Milano. Non riesce a trattenere l’emozione: “Sono molto addolorata. Di Letizia rimarrà sempre il suo ricordo, la sua risata, la sua sigaretta (era una grande fumatrice). È stata una grande donna che ha lottato per le donne, contro l’ingiustizia, contro la mafia”. Da una foto era nato un rapporto umano molto intenso e molto vero. Katia si scusa. È così forte l’emozione che quasi le spuntano le lacrime. (FONTE. ANSA).

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