Blitz antimafia a San Giuseppe Jato e San Cipirello: nove arresti

Redazione

Regione - Le indagini dei carabinieri di Monreale

Blitz antimafia a San Giuseppe Jato e San Cipirello: nove arresti

25 Ottobre 2021 - 08:22

A San Giuseppe Jato e a San Cipirello, i militari del Nucleo Investigativo del Gruppo Carabinieri di Monreale hanno dato esecuzione a dieci provvedimenti cautelari (8 in carcere, 1 domiciliare e 1 della sospensione dall’ufficio o servizio) emessi dal Gip del tribunale di Palermo al termine dell’indagine dei carabinieri diretta da un pool di magistrati della Dda, coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, per le ipotesi di reato di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, cessione di sostanze stupefacenti e accesso abusivo a sistema informatico.

I reati contestati agli indagati, sei dei quali vengono ritenuti affiliati alla famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato (inquadrata nell’omonimo mandamento mafioso), sono relative al periodo compreso tra il febbraio 2017 ed il novembre 2019, durante il quale il Gruppo di Monreale ha condotto il monitoraggio degli assetti criminali interni allo storico mandamento mafioso jatino nel periodo successivo alla conclusione delle operazioni “Nuovo Mandamento” (2013), “Quattro.Zero” (2014), “Montereale” (2016) e “Nuovo Papa” (2017). Gli associati hanno esercitato il controllo del territorio attraverso la realizzazione di estorsioni nel territorio di San Giuseppe Jato (in particolare in danno di un centro scommesse), devolvendo gran parte dei proventi derivanti da tali attività illecite in favore delle famiglie degli associati detenuti; l’espansione imprenditoriale nel settore edilizio, attraverso il conseguimento di diversi appalti, sia nella valle dello Jato che a Palermo; lo spaccio di hashish tra i territori di Palermo (mandamenti mafiosi di Santa Maria del Gesù e Porta Nuova) e San Giuseppe Jato.

Le indagini hanno consentito, in particolare, di fornire concreti indizi circa quanto accaduto all’indomani dell’arresto di Ignazio Bruno, capo del mandamento mafioso di San Giuseppe Jato, e di Vincenzo Simonetti, suo autista e consigliere, avvenuti, rispettivamente, nelle operazioni di polizia convenzionalmente denominate “Quattro.Zero” e “Montereale”. I due uomini d’onore, anche durante la loro detenzione, hanno mantenuto stabili contatti con gli altri associati oggi destinatari del provvedimento cautelare. In particolare, le comunicazioni avvenivano con Calogero Alamia (nipote di Antonino Alamia, elemento di vertice della famiglia mafiosa di San Giuseppe Jato e già individuato quale cassiere del citato mandamento mafioso, attualmente detenuto), a cui viene contestato il ruolo di promotore dell’organizzazione dal luglio del 2018, e Maurizio Licari. Gli altri indagati per associazione mafiosa sono Nicosor Tinjala e Giuseppe Bommarito, storico esponente di Cosa Nostra e già condannato a 10 anni e 6 mesi di reclusione per associazione di tipo mafioso ed estorsione (sentenza divenuta irrevocabile nel 2006), ed i figli Calogero Bommarito e Giuseppe Antonio Bommarito. Il provvedimento eseguito oggi colpisce anche Massimiliano Giangrande (al quale non viene però contestato il reato associativo). Vicenda sintomatica del controllo territoriale esercitato da Cosa Nostra a San Giuseppe Jato è quella relativa all’estorsione in danno del gestore di un centro scommesse di quel Comune. In più circostanze, tra cui le festività di Pasqua del 2017, l’uomo ha consegnato agli indagati Maurizio Licari, Giuseppe Antonio Bommarito e Nicusor Tinjala somme di denaro utilizzate sia per alimentare la cassa della famiglia mafiosa che per supportare i detenuti associati attraverso il sostentamento delle rispettive famiglie.

È stato possibile documentare l’autorevolezza del capo famiglia Calogero Alamia all’interno di Cosa Nostra jatina. Solo grazie al suo intervento, infatti, è stato possibile ricomporre, nell’estate 2018, gravi contrasti tra membri della famiglia mafiosa che ambivano alla reggenza della stessa. Tale spaccatura si sarebbe poi ricomposta solo grazie alla pressione esercitata dall’Aalamia, il quale avrebbe sollecitato gli associati a mantenere l’unità per non compromettere il potere della famiglia sul territorio. Infine, tra i destinatari del provvedimento cautelare eseguito vi è il già Comandante della Polizia Municipale di San Giuseppe Jato (oggi in pensione), al quale è stata applicata la misura della sospensione dall’ufficio o servizio. A lui viene contestato di essersi introdotto abusivamente nel sistema informativo dell’Aci per verificare l’intestatario della targa di un veicolo da cui erano stati scaricati rifiuti edili in un’area di quel centro monitorata da telecamere comunali. Nel dettaglio, il pubblico ufficiale avrebbe riferito, per sua iniziativa, l’esito dell’accertamento informatico svolto all’indagato Giuseppe Antonio Bommarito.

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