Furbetti del cartellino all’Arnas, timbravano e “sparivano”: otto indagati

Redazione

Palermo - Le indagini dei carabinieri

Furbetti del cartellino all’Arnas, timbravano e “sparivano”: otto indagati
Sono indagati a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso

06 Marzo 2021 - 09:59

La Procura della Repubblica presso il tribunale di Palermo, ha delegato i carabinieri della Compagnia Piazza Verdi all’esecuzione di 8 misure cautelari, emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, nei confronti di altrettante persone indagate a vario titolo di truffa aggravata ai danni dello Stato e falso. Il provvedimento, scaturito dalle indagini del Nucleo Operativo di Piazza Verdi, verte sui comportamenti di assenteismo dal lavoro tenuti da alcuni dipendenti dell’Azienda Ospedaliera di Rilievo Nazionale, Arnas Civico–Di Cristina-Benfratelli (Ospedale dei Bambini).

Le indagini, condotte dalla Procura della Repubblica di Palermo, sono state svolte attraverso l’osservazione di videoriprese, pedinamenti e acquisizione di documenti da cui emergerebbe la responsabilità degli indagati, in totale 9, che nel periodo di osservazione tra ottobre e novembre 2019, in alcuni casi si sarebbero allontanati dall’ospedale pur risultando in orario di lavoro oppure si sarebbero intrattenuti nelle immediate adiacenze della struttura per un lasso temporale non giustificabile e in un unico caso sarebbe stato utilizzato da parte di un indagato il badge di una collega per fare risultare fraudolentemente la presenza in servizio della stessa. Le misure cautelari consistono nella “sospensione dal pubblico ufficio” per dodici mesi, per 3 dipendenti dell’Azienda Ospedaliera e nell’“obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria” per cinque destinatari che sono, invece, inseriti nei piani di occupazione regionale (ex Pip).

“Una prassi illecita che – spiega Angelo Pitocco, comandante gruppo carabinieri Palermo – anche se nel caso in esame fa registrare percentuali di assenteismo minori rispetto ad altre indagini (in media l’assenza documentata è di circa 16/20 ore ad indagato rispetto alle ore lavorative previste, con un retribuzione media in difetto di circa 100/125 euro), rimane certamente grave per la ricaduta che ha in termini di compensi economici non dovuti versati dalla sanità pubblica e, soprattutto, per i disservizi e i disagi arrecati all’utenza e ai colleghi che, invece, rispettano rigorosamente l’orario e i doveri di servizio. Non è un caso, infatti, che l’attività abbia avuto inizio proprio dalla denuncia di un cittadino sconfortato e preoccupato per la salute di un proprio congiunto”.

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