Bancarotta e riciclaggio, arrestati ex proprietari Palermo: sequestrati beni

Redazione

Palermo - L'operazione delle Fiamme Gialle

Bancarotta e riciclaggio, arrestati ex proprietari Palermo: sequestrati beni

04 Novembre 2020 - 08:56

I finanzieri del Comando provinciale di Palermo e del Nucleo speciale polizia valutaria di Roma hanno arrestato i fratelli Salvatore e Walter Tuttolomondo, di 65 e 53 anni, ex proprietari del Palermo Calcio. Sono destinatari di custodia cautelare in carcere. Sottoposti invece alla misura dell’obbligo giornaliero di presentazione alla polizia giudiziaria e alla misura interdittiva del divieto di esercitare imprese, uffici direttivi di persone giuridiche o professioni per la durata di un anno Roberto Bergamo, 62 anni; Tiziano Gabriele, 48 anni; e Antonio Atria, 54 anni. Sono tutti indagati a vario titolo per bancarotta fraudolenta, indebita compensazione di imposte con crediti inesistenti, autoriciclaggio e reimpiego, reati di falso e di ostacolo alle funzioni di vigilanza della Commissione di vigilanza sulle società di calcio professionistico della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Covisoc). Sequestrate contestualmente somme per quasi 1,4 milioni di euro. L’operazione, coordinata dalla Procura di Palermo, è denominata “Tempi Supplementari”.

Le indagini, seguite da un pool di sostituti coordinati dal Procuratore aggiunto Salvatore de Luca, prendono le mosse dalla cessione delle quote della Us Città di Palermo effettuata nel corso del 2019 al prezzo di soli 10 euro a favore della Sporting Network s.r.l., società controllata dalla Arkus Network s.r.l., riconducibile ai fratelli Tuttolomondo. Come ricostruito grazie a intercettazioni telefoniche, accertamenti bancari e analisi di documenti, sono emersi nei confronti degli ex patron “gravi indizi circa la commissione di reati nel corso dell’acquisizione e della successiva gestione” del Palermo. Le indagini, evidenziano gli investigatori, hanno consentito di appurare come i principali indagati – avvalendosi della collaborazione di professionisti e di ulteriori persone di fiducia – abbiano saldato debiti fiscali mediante utilizzo in compensazione di crediti fiscali inesistenti, per 1,4 milioni di euro; effettuato false comunicazioni alla Covisoc in relazione all’assolvimento degli adempimenti relativi al pagamento degli stipendi ai dipendenti e al versamento delle imposte.

Inoltre, in pendenza di richiesta di concordato preventivo, avrebbero effettuato pagamenti non autorizzati dal tribunale di Palermo, per oltre 200.000 euro, a favore di professionisti di riferimento in danno degli altri creditori; distratto la somma di 341.600 euro dal conto corrente del Palermo Calcio a favore di una società a loro riconducibile priva di reale operatività, giustificando l’operazione “quale anticipo del compenso previsto per l’affidamento di un incarico di consulenza in realtà simulato”; avrebbero ancora provveduto successivamente a impiegare la predetta somma “in ulteriori attività economiche, in modo da celarne la provenienza delittuosa”. A giugno del 2019 il Palermo, non avendo dunque regolato entro i termini previsti gli adempimenti richiesti sia in materia di pagamento delle imposte sia in merito alla corresponsione degli stipendi e degli emolumenti spettanti a calciatori e dipendenti, non ottenne l’iscrizione al campionato di Serie B, in quanto la Lega Calcio e la Covisoc, ricorda infine la guardia di finanza, “non ritenevano sussistenti i requisiti minimi previsti dalla normativa in materia”.

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