Cronaca

L’aggressione alla fermata del bus: lettera aperta del sindaco: “Basta violenza”

Il sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono interviene con una lettera aperta sulla vicenda del ragazzo di 27 anni aggredito e massacrato di botte tre giorni fa alla fermata dell’autobus. Per l’aggressione i carabinieri hanno arrestato un 43enne con l’accusa di lesioni personali e il figlio diciassettenne. A contattare il 112 è stata la stessa vittima dell’aggressione prima di andare in ospedale, all’Ingrassia. Dietro l’episodio secondo una prima ricostruzione fatta dagli investigatori, ci sarebbe stato un battibecco avvenuto tra la vittima e una ragazza di 15 su un bus in via Benedetto D’Acquisto. Non è chiaro cosa abbia scatenato l’acceso diverbio tra i due né come mai il 43enne si sia fatto trovare alla fermata insieme al figlio minorenne, ma a quel punto sarebbe bastato poco per innescare la miccia. Dopo l’aggressione la vittima è stata portata in ospedale con l’ambulanza e sono partite le indagini. Acquisiti i primi elementi i carabinieri hanno raggiunto l’abitazione del 43enne e lo hanno fermato. Sotto sequestro alcuni indumenti ancora sporchi di sangue che l’uomo avrebbe indossato al momento dell’aggressione.

“Basta violenza”, la lettera aperta del sindaco di Monreale Alberto Arcidiacono

“Vi prego basta, non respiro più”. Queste le ultime parole di Willy. Chi sia in una società come la nostra dove l’informazione viaggia ad alta velocità è noto a tutti ma voglio ricordarlo. Willy è un ragazzo di appena 21 anni che la notte tra il 5 e il 6 settembre viene massacrato di botte e ucciso. Willy è entrato nelle case di tutti noi per aver perso il suo bene più prezioso, la vita. Lui che negli ideali come l’amicizia, la giustizia, la verità e la fratellanza credeva davvero e che quando si è trattato di difendere un amico non ci ha pensato un solo attimo. Lui che non si è girato dall’altra parte fingendo di non aver visto. Lui che non è scappato dinanzi a un amico in difficoltà. Con la sua morte non ha lasciato nello sconforto soltanto la sua famiglia ma l’intera nazione e non solo. Non era solo un ragazzo, era nostro figlio, era nostro fratello, era nostro amico. Un futuro davanti spezzato da un’inaudita violenza da parte di chi ha creduto di essere onnipotente, da parte di chi afferma le proprie “ragioni” con la violenza, da parte di chi disprezza la vita umana.

Ho visto i miei concittadini rispondere dinanzi a tale sciagura, esprimere il proprio sdegno nei confronti di un’azione esecrabile, modificare la propria foto profilo con quella di Willy. Ho provato un moto d’orgoglio e la speranza che forse il sacrificio di quel povero ragazzo aveva, pur nell’atroce disgrazia, lasciato un segno nella nostra vita e dato un contributo ad una società migliore. Era il 5 settembre. A distanza di appena 11 giorni ecco che nel mio, nel nostro Paese un altro ragazzo veniva massacrato alla fermata dell’autobus, rimasto vivo ma trasportato in ospedale, lotta ancora per la propria vita.

Le ragioni? Poco importano! La violenza non ha ragioni mai. La violenza non va tollerata. La violenza va condannata senza se e senza ma. Al mio, al nostro concittadino, auguro una guarigione quanto più rapida possibile e che i danni subiti possano non comprometterne la qualità di vita. In attesa che la Giustizia faccia il proprio corso auspico un’analisi attenta della propria coscienza da parte dei soggetti che si sono macchiati di tale violenza perché se una lezione hanno voluto dare quella che è arrivata è che la vita è un bene sacro e inalienabile, che la violenza non appartiene a questa società e che la parola rimane la più alta forma di comunicazione per difendere i propri diritti o per affermare e riconoscere i propri torti. “Non conosco nulla al mondo che abbia più potere quanto la parola” Emily Dickinson.

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