A 37 anni dall’omicidio Palermo ricorda il giudice Chinnici e la scorta

Redazione

Palermo - Sul luogo dell'attentato

A 37 anni dall’omicidio Palermo ricorda il giudice Chinnici e la scorta
Trentasette anni fa la mafia uccideva il giudice Chinnici, i due carabinieri della scorta e il portiere dello stabile

29 Luglio 2020 - 14:28

Con la deposizione di una corona di fiori si è tenuta questa mattina in via Pipitone Federico la cerimonia di commemorazione – a 37 anni dall’attentato mafioso – del giudice Rocco Chinnici, capo dell’Ufficio Istruzione del Tribunale di Palermo, dei carabinieri della scorta, il maresciallo Mario Trapassi e l’appuntato Salvatore Bartolotta, e del portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.

A seguire, nella chiesa di San Michele Arcangelo, è stata celebrata una Santa Messa. Al termine della funzione sono intervenuti Giovanni Chinnici, il procuratore generale Roberto Scarpinato, il presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca e il Generale Arturo Guarino, Comandante Provinciale dei Carabinieri. La cerimonia si è conclusa con le parole dell’Europarlamentare Caterina Chinnici. In rappresentanza dell’Amministrazione era presente il sindaco Leoluca Orlando.

“Ancora una volta – ha detto il sindaco Leoluca Orlando – Palermo ricorda doverosamente la figura di Rocco Chinnici, simbolo di onestà e seme di primavera per una intera città. Una commemorazione in memoria di chi ha perso la vita in quella terribile strage che portò molti a paragonare Palermo a Beirut. Una commemorazione necessaria, anche per tenere alta la tensione perché la mafia non torni a governare Palermo, e Palermo non torni com’era la Beirut sconvolta dagli attentati. Chinnici è stato il primo ad intuire la straordinaria importanza del lavoro di squadra, del coordinamento e dell’organizzazione delle indagini per far fronte all’organizzazione e al coordinamento di Cosa Nostra. Oggi, ricordiamo con l’identica commozione e gratitudine anche il sacrificio di Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, i due carabinieri della scorta, e di Stefano Li Sacchi, vittima innocente del primo vero atto di guerra urbana da parte della mafia. A tutti loro, ai loro familiari e colleghi, va il pensiero grato della città”.

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