Cronaca

Michele Pennisi: “Educare i giovani all’amore autentico di sé stessi”

Pubblichiamo, in anteprima, la prefazione scritta da monsignor Michele Pennisi per il libro “Insegnami ad amarmi”, firmata da Nicolò Mannino e Salvatore Sardisco

“Insegnami ad Amarmi”, è il titolo del nuovo testo curato da Nicolò Mannino e Salvatore Sardisco, colonne portanti della grande casa del Parlamento della Legalità Internazionale, di cui da anni sono guida spirituale. Il titolo è una invocazione rivolta ad un altro, che può essere Dio come totalmente Altro, o un genitore, un insegnante, un amico. Amare sé stessi in modo autentico non è egoismo né narcisismo. L’egoista ha per sé stesso un amore smisurato, non pensa né a Dio né agli altri, è incentrato solo su sé stesso e vuole farsi piacere.

A Eugenio Scalfari, che in un suo dialogo con papa Francesco nel 2013 sosteneva che il narcisismo sarebbe fisiologico e non necessariamente patologico, papa Francesco avrebbe risposto: “A me la parola narcisismo non piace, indica un amore smodato verso sé stessi e questo non va bene, può produrre danni gravi non solo all’anima di chi ne è affetto ma anche nel rapporto con gli altri”. Il narcisismo può diventare una malattia, quando esclude ogni altra forma di amore e di apertura verso gli altri e si trasforma in individualismo egoistico e in auto idolatria. Erich Fromm sostiene che “la capacità di amare dipende anche dalla capacità di amare sé stessi. Imparare a stare soli, convivere con la propria personalità, è essenziale se ci si vuole offrire e donare all’altro, altrimenti è futile e destinato a fallire”.

Dobbiamo constatare che per molti non è facile amarsi. Tra i giovani ci sono coloro non amano il loro aspetto, il loro corpo, il loro carattere, la loro storia familiare, le scelte che si sono fatte o quelle che non si ha avuto il coraggio di fare. Si cerca di sbarazzarsi dell’immagine – ritenuta inaccettabile – che ci rimanda lo specchio fisico e sociale e si cerca di esibirne, a noi stessi e agli altri, attraverso i moderni mezzi della comunicazione sociale una più meritevole di esistere e che possa essere riconosciuta come tale. “Odiarsi – ha scritto Georges Bernanos, “è più facile di quanto si creda”.

L’unico modo per amare il prossimo è amare sé stessi, cercando il bene della propria persona come la ama Dio. Nella Sacra Scrittura c’è un rapporto indissolubile tra l’amore di Dio, l’amore di sé stesso e l’amore del prossimo. Il Vecchio Testamento (Lev 19.18.34) dice che bisogna amare gli altri come sé stessi e questo implica che è necessario amarsi per poter amare gli altri. Gesù cita questo comandamento (Mt 22,39; Mc 12.33; Lc 10, 27;) e lo supera invitando ad amare anche i propri nemici (Mt 5,43-44) e dando ai suoi discepoli il comandamento nuovo: “che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi” (Gv 15,12) e san Giovanni scrive: “Se uno dice: “Io amo Dio” e odia suo fratello è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (I Gv,4,20). Anche se il nostro cuore ci rimprovera qualcosa ci dice sempre san Giovanni: “Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa” (I Gv 3, 2).

Solo facendo esperienza dell’amore gratuito di Dio e imparando ad amare Dio – che è fonte dell’amore – possiamo amare noi stessi e gli altri in modo autentico. Amare sé stessi significa amare colui che Dio ama, accettando la propria storia personale senza paragonarsi agli altri e nutrire invidia. Educare all’amore autentico di sé stessi significa insegnare ad accettarsi, umilmente, nella propria realtà, valorizzando i propri talenti. L’impegno per promuovere in modo autentico la legalità e la giustizia è legato all’amore per Dio e all’amore per il prossimo nella ricerca del bene comune. Don Luigi Sturzo che ha concepito l’impegno politico per la giustizia come atto di amore scrisse nel 1902: “La giustizia (…) è una virtù basata sopra un principio fondamentale della natura umana, precisato e determinato dai rapporti che ci legano ai nostri simili, l’amore del prossimo; il quale amore, nella sua ragione intrinseca, non è utilità che viene da noi, non è simpatia di sentimento, non attrazione di cuori, ma uguaglianza di natura razionale, di principio e di finalità che ha necessario rapporto con Dio; l’amore di Dio genera l’amore del prossimo”.

L’impegno per la legalità non può essere un atto formale dettato dal dovere, ma frutto di una passione per il bene comune, ispirato al principio: “Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facciano a te”. La vittoria pasquale di Cristo instaura la sovranità dell’amore di Dio che vince la morte. Gesù Cristo Risorto può trasformare il nostro cuore di pietra pieno di egoismo e di tristezza in un cuore di carne capace di amare con lo stesso amore gratuito e misericordioso di Cristo sé stessi e gli altri e di accogliere in un abbraccio di pace tutti gli uomini e le donne.
Accogliere Gesù Cristo, che si è proclamato “Via, Verità e Vita” (Gv 14,6), è fonte di speranza per realizzare l’unica legge capace di cambiare il mondo in meglio: l’amore per Dio , per sé stessi e per il prossimo.

Mi auguro che venga valorizzato questo testo così ricco di tante riflessioni, dove i giovani sono i protagonisti di un dialogo con gli autori e di loro si fidano e confidano quanto alberga nel cuore di ciascuno di loro: sogni, attese, speranze, slanci verso avventure eroiche che svelano un mondo più umano. Le pagine di questo libro hanno un profondo valore affettivo poiché coloro che lo hanno scritto hanno registrato quanto di più genuino è presente negli interrogativi dei nostri adolescenti e giovani.

“Insegnami ad Amarmi” è una esortazione che rivolta a Dio, quasi a voler dire: “Ridammi la bellezza del primo giorno quando sono nato, aiutami a scorgere in me le Tue pennellate di bellezza, tienimi per mano sul sentiero della vita specie quando inciampo nella sub cultura dell’avere e non dell’essere, afferrami quando sto per precipitare in burroni che infangano la mia dignità, portami nel deserto e li parla al mio cuore “. Cari giovani, amici lettori, fate tesoro di queste pagine, non sfogliatele a caso ma meditatele e fate vostro l’appello “Insegnami ad Amarmi ” divenendo preghiera che si fa pianto di gioia poiché’ non siamo soli, tutto gira intorno alla risposta “Io sarò con Voi tutti i giorni fino alla fine del mondo ” (Mt 28,20). A Nicolò e Salvatore il plauso per avere raccolto le speranze e le invocazioni di tanti per portarle nel cuore del Padre, ricco di misericordia.

Michele Pennisi

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