Chiedeva “la messa a posto” delle aziende: arrestato cassiere del clan

Redazione

Palermo - L'operazione

Chiedeva “la messa a posto” delle aziende: arrestato cassiere del clan
In carcere è finito Salvatore Milano, detto "Totuccio", storico uomo d’onore appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro

23 Dicembre 2019 - 09:05

É accusato di estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di una società di Palermo, che ha pagato il pizzo per 20 anni. In carcere è finito Salvatore Milano, detto “Totuccio o Tatieddu”, storico uomo d’onore appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo Centro. La guardia di finanza di Palermo, nell’ambito di indagini coordinate dalla direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione all’ordinanza del tribunale di Palermo, con la quale è stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere a carico di Milano. L’uomo, appartenente alla famiglia mafiosa di Palermo centro, ha rivestito, tra l’altro, il ruolo di “cassiere” delle famiglie del mandamento mafioso di Porta Nuova provvedendo al sostentamento degli esponenti mafiosi detenuti o da poco scarcerati. Era stato arrestato già nel 2008 e condannato in via definitiva dalla Corte d’Appello di Palermo per associazione mafiosa in seguito all’operazione “Perseo”, operazione durante la quale era stato scoperto il primo tentativo di ricostruire la Commissione provinciale di Palermo di Cosa Nostra.

“In tale intento – spiegano gli investigatori – era invece riuscito suo nipote, Leandro Greco, sottoposto a fermo con l’operazione “Cupola 2.0”, proprio in ragione della sua partecipazione alla Commissione”. I fatti risalgono agli anni 2016 e 2017, quando le indagini dei finanzieri del Gico consentirono di accertare il ruolo attivo di Salvatore Milano in merito ad una richiesta estorsiva commessa nei confronti di una nota attività commerciale del centro storico cittadino. Nell’ambito del medesimo procedimento, a maggio del 2018, erano già stati arrestati per altre vicende estorsive Luigi Salerno e Giuseppe Bosco.La richiesta estorsiva avanzata nei confronti dei titolari della società, prevedeva il pagamento di somme di denaro di importo compreso tra i 500 e 1.000 euro a titolo di “messa a posto“, necessaria per ottenere l’autorizzazione ad esercitare il commercio nel territorio del mandamento di Porta Nuova ed evitare la commissione di danneggiamenti o altri atti ritorsivi ai loro danni.

Le somme di denaro erano annotate dagli imprenditori in una agenda, ritrovata dai finanzieri nel corso delle perquisizioni. Dall’esame degli appunti è emerso come gli imprenditori per circa 20 anni avevano effettuato dei pagamenti periodici, per l’importo complessivo di 250.000 euro, a tale Totuccio, che secondo gli inquirenti si tratterebbe proprio di Salvatore Milano. Durante le conversazioni intercettate, gli imprenditori spiegavano come tali pagamenti, avevano consentito loro di evitare “soverchierie” come avvenuto in passato, facendo così riferimento all’attack nelle saracinesche o incendi nel negozio. Gli imprenditori – spiegano ancora gli investigatori – avevano instaurato un “rapporto di timore e sommessa tolleranza con il mafioso”, arrivando a considerare la richiesta estorsiva come un normale inconveniente della loro attività.

Le riscossioni del pizzo presso il negozio delle vittime, erano tenute sotto osservazione dagli investigatori delle fiamme gialle, e quando cominciarono le difficoltà economiche degli imprenditori che, “però erano vestiti bene”, Milano non mostrava però compassione, “Ci sputo in faccia a sti due fanghi, i capretti quello li mando”. Sulla base degli elementi investigativi raccolti il tribunale del Riesame di Palermo, ha quindi disposto l’applicazione della misura cautelare in carcere per Salvatore Milano.

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