Traffico di droga sotto l’egida di Matteo Messina Denaro: tre arresti

Redazione

Regione - L'operazione

Traffico di droga sotto l’egida di Matteo Messina Denaro: tre arresti
In corso in tutta Italia decine di perquisizioni, che vedono impiegati oltre 100 carabinieri e finanzieri, supportati da unità cinofile

13 Novembre 2019 - 08:39

Fiumi di droga dal Marocco e dalla Spagna che arrivavano fino all’Italia per un valore di oltre un milione e mezzo di euro. E’ quanto emerge dall’operazione Eden 3 che all’alba di oggi ha portato al’arresto di tre persone. A dare esecuzione all’ordinanza di custodia cautelare in carcere i carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani e i militari del Gico della guardia di finanza di Palermo. Nei confronti di 3 soggetti facenti parte di una più ampia associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che ha operato sotto l’egida di cosa nostra siciliana e all’ombra del latitante Matteo Messina Denaro.

L’inchiesta ha permesso di ricostruire i lucrosi traffici delittuosi posti in essere dagli associati sin dall’estate del 2013, consentendo nell’ultimo quinquennio il sequestro degli ingenti carichi di stupefacente (hashish) acquistati dall’organizzazione criminale. Le indagini hanno evidenziato come i tre arrestati, tra cui l’ex avvocato Antonio Messina “autorevole esponente della criminalità organizzata trapanese, radiato dall’albo degli avvocati per le vicende giudiziarie che lo hanno visto coinvolto in passato, emerso in maniera trasversale in diverse attività investigative perché in qualificati rapporti con esponenti apicali di cosa nostra, tutti originari di Campobello di Mazara e pluripregiudicati per reati inerenti al traffico illecito di sostanze stupefacenti, nonostante i periodi di detenzione ultradecennali scontati, sfruttando rapporti consolidati con alcuni referenti stranieri, nel periodo monitorato dalle indagini abbiano operato importazioni di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente lungo la tratta Marocco – Spagna – Italia”, dicono gli inquirenti.

In particolare, nella prima fase delle investigazioni è stata intercettata una partita di droga proveniente dalla penisola iberica e destinata al mercato milanese, costituita da 240 kg di hashish, sequestrati a Carate Brianza (MB), con il conseguente arresto in flagranza di un soggetto incaricato di custodire lo stupefacente. La “merce” avrebbe fruttato alle casse dell’organizzazione circa 350.000 euro, raddoppiando l’investimento illecito. Nello stesso frangente veniva ricostruito il reticolo di spaccio sulla piazza lombarda, composto dai soggetti ai quali gli associati facevano “assaggiare” lo stupefacente al fine di cederlo il più rapidamente possibile. Le indagini, oltre a consentire di documentare numerosi episodi di minuto spaccio e l’acquisto di due armi da fuoco, hanno permesso di ricostruire l’attivismo dell’associazione per l’importazione di ulteriori carichi di hashish per oltre una tonnellata.

Nell’ultimo periodo, muovendo dal monitoraggio di Angelo Greco (arrestato il 19 aprile 2018 per partecipazione ad associazione mafiosa quale affiliato alla famiglia di cosa nostra di Campobello di Mazara) sono stati acquisiti elementi sul conto di Giacomo Tamburello, Antonio Messina inteso l’avvocato e Nicolò Mistretta. Dalle indagini condotte è emerso che gli esponenti dell’organizzazione, oltre ad esprimere in alcuni dialoghi intercettati espliciti riferimenti al latitante Matteo Messina Denaro, hanno agito anche in favore della consorteria mafiosa campobellese prevedendo tra l’altro tra le sue finalità la distribuzione di parte dei proventi per i bisogni economici della famiglia mafiosa e per il sostentamento dei detenuti.

Detta struttura criminale, per lo sviluppo delle sue attività illecite, si è avvalsa inoltre di una qualificata rete relazionale articolata sul territorio nazionale che ha visto coinvolti, tra gli altri, diversi soggetti oggi destinatari di provvedimento di perquisizione. In tale ambito ha assunto particolare rilievo la figura di Antonio Messina il quale si è anche adoperato per dirimere i contrasti insorti per ragioni economiche tra gli associati, sviluppando nell’hinterland milanese degli incontri con Nicolò Mistretta e altri importanti esponenti mafiosi da anni operativi in Lombardia.

Proprio in occasione di una riservata riunione tra Messina e un pluripregiudicato palermitano avvenuta all’interno di un affollato esercizio commerciale, in un più ampio discorso che riguardava la situazione della famiglia di Castelvetrano e le difficoltà che stava incontrando, per via dei numerosi interventi repressivi effettuati dalle forze dell’ordine, venne intercettato un dialogo in cui i due facevano cenno anche al super latitante Matteo Messina Denaro che il palermitano asseriva di avere incontrato. Con riferimento alla figura di Tamburello, individuato come promotore del sodalizio in parola, è emerso che questi, utilizzando svariati recapiti telefonici anche internazionali fittiziamente intestati a terzi e impiegando un predeterminato codice di cifratura (decriptato dai Reparti operanti):
manteneva i contatti con mediatori e fornitori di droga in Spagna e Marocco. L’uomo si relazionava con i sodali presenti nel Nord Italia incaricati della commercializzazione dello stupefacente importato; indicava l’esigenza di destinare parte dei proventi per remunerare la famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. I traffici di sostanza stupefacente intercettati nel corso delle attività avrebbero avuto complessivamente un valore sul mercato pari quantomeno ad un milione e mezzo di euro.

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