Cronaca

Smantellata banda che faceva esplodere i bancomat: il capo è un monrealese

C’era un monrealese a capo della banda che faceva esplodere i bancomat al Nord Italia e che è stata smantellata dai carabinieri di Bologna. Si tratta del pregiudicato Stefano Di Maggio, di 38 anni. Con lui sono finite in manette altre sette persone, tutte tra i 28 e i 39 anni.

Stefano Di Maggio è sposato con una delle figlie del pregiudicato Antonio Orlando, morto nel 2011 a Pero, investito dalla deflagrazione di una bombola di acetilene proprio mentre stava cercando di scassinare uno sportello automatico. Per gli investigatori sarebbe lui al vertice dell’associazione. La banda colpiva in tutto il Nord Italia, con i colpi per lo più concentrati tra Milano e Torino. Con un pacchetto esplosivo piazzato nell’erogatore del bancomat veniva fatto saltare, poi entravano nella filiale per prendere i contanti.

Il 27 maggio scorso però, mezz’ora prima che venisse “ripulito” uno sportello Unicredit, Di Maggio viene notato e ripreso con fare sospetto da un addetto alla sicurezza di una ditta nei paraggi: per gli investigatori faceva un giro di perlustrazione. Per la Pm Plazzi “gli assalti ai bancomat sono da decenni l’unica fonte di guadagno degli Orlando e congiunti, che negli anni hanno saputo riciclare il denaro in immobili, autovetture di lusso, attività commerciali”.

Per non farsi individuare la banda aveva adottato diverse contromisure, come lo spostamento in treno e in taxi, utilizzando auto con le targhe cambiate e i mezzi parcheggiati in garage sigillati poi con colla a caldo, per accorgersi di eventuali intrusioni. Le mogli degli arrestati avevano il compito di tenere i cellulari dei mariti accesi e a casa per procurare eventuali alibi. L’operazione è scattata in un momento di cambio di strategia della banda, che aveva intenzione di spostarsi nella riviera romagnola per assaltarne gli sportelli, in vista della stagione estiva.

Gli investigatori però, a partire da alcuni errori commessi dal gruppo, sono riusciti a risalire alle identità dei membri del gruppo e hanno iniziato a pedinarne i movimenti, anche con l’uso delle telecamere di sorveglianza. Nel corso delle operazioni veniva rinvenuto e sequestrato il seguente materiale: una BMW serie 1 con targa tedesca, un’Audi S6 con targa tedesca, telefoni cellulari, 9.860 euro in contanti, radio ricetrasmittenti, pistole e fucili soft air, coltelli, vari borsoni ed indumenti utilizzati durante gli assalti.

La banda è composta da Stefano Di Maggio e Massimo Mascia, difesi dall’avvocato Roberto D’Errico e ritenuti i promotori dell’associazione a delinquere, poi da Matteo Pederzoli, difeso dall’avvocato Fabio Senerchia, Mohammed Sorour e Gregorio Orlando, difesi dall’avvocato Giovanni Voltarella, Marco Monteleone, (avvocato Antonio Gallo), Massimiliano Bozza (avvocato Fabio Pancaldi) e Pasquale Celone (avvocato D’Errico).

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