Borgetto, urla, minacce e violenze sui bambini: sei maestre indagate. Tre sono state sospese

Redazione

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Borgetto, urla, minacce e violenze sui bambini: sei maestre indagate. Tre sono state sospese

21 Febbraio 2019 - 18:38

Minacce, schiaffi e punizioni. Questo dovevano aspettarsi ogni mattina i bambini di una scuola materna di Borgetto. “Ti faccio cadere i denti”, “Ma sei scemo”, “Io veramente a qualcuno lo ammazzo” e ancora “La testa ti svito”. Sono sei le maestre indagate. Nei giorni scorsi per tre di loro i Carabinieri di Partinico hanno dato esecuzione a una ordinanza applicativa di misura cautelare, emessa dal Gip del Tribunale di Palermo, della misura interdittiva del divieto di esercitare l’attività di insegnante per la durata di dodici mesi.

L’indagine è stata avviata nel mese di aprile 2018 a seguito della segnalazione di un genitore che aveva riscontrato delle anomalie nel comportamento del proprio figlio. La donna ha visto che il figlio aveva un orecchio tumefatto e ha chiesto cosa fosse successo. E il piccolo ha detto un laconico “è stata la maestra”. I militari hanno così deciso di installare delle telecamere. Nei mesi successivi è stato documentato che le 3 insegnanti avevano posto in essere condotte di maltrattamenti aggravati nei confronti di loro alunni (tra i quali, uno affetto da disabilità).

Alle violenze fisiche si aggiungevano anche minacce e offese, sia verbali che fisiche, “ovvero punizioni – spiegano dal Comando – come costringere i bambini a permanere in uno spazio angusto e privo di illuminazione – nonché aggressioni con schiaffi, calci e spinte”.

Nella scuola “c’era una clima – scrivono gli inquirenti – di vessatoria prevaricazione in danno dei minori, infliggendo loro sofferente fisiche e morali tali da rendere per questi ultimi abitualmente mortificante ed intollerabile la frequentazione della scuola materna”.

I piccoli venivano “aggrediti fisicamente, con schiaffi, calci e spinte, al corpo e al volto, nonché afferrandoli per le braccia e per le orecchie e trascinandoli per le aule, costringendoli con la forza a stare seduti e in silenzio”. Comportamento che non mutava con un alunno disabile. Anzi, nei suoi confronti sono stati documentati “atti che non possono ascriversi a finalità educative piuttosto all’incapacità dell’insegnate di ricorrere a metodi pedagocici idonei ad instaurare una relazione serena e sana con il bambino”.

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