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Gioco d’azzardo, le prospettive dopo il Decreto Dignità in vista della prossima manovra finanziaria

Il gioco d’azzardo può tornare protagonista nelle prossime disposizioni finanziarie del governo. Pochi mesi dopo l’entrata in vigore del Decreto Dignità, il settore delle scommesse potrebbe tornare al centro delle discussioni, in occasione della prossima manovra finanziaria. Non è un mistero che il prossimo reddito di cittadinanza richiederà il reperimento di fondi che attualmente le casse statali non possiedono. La situazione apre diversi scenari nella politica italiana, molti dei quali prevedono che il gambling torni protagonista.

Lo Stato ha bisogno di rimpinguare le tasse per varare la manovra comprendente il reddito di cittadinanza proposto in campagna elettorale. Serve per stabilizzare il mercato e soprattutto tranquillizzare l’Europa, che ha esposto numerose critiche sul piano immaginato da Lega e 5 Stelle. Ecco allora che potrebbe tornare in auge il tema della lotteria dello scontrino, una sorta di concorso a premi collegato a un codice emesso con ogni scontrino fiscale. Un modo per invogliare a comprare, e in un certo senso a scommettere. L’idea era saltata fuori anche con i governi precedenti, senza mai essere applicata. Vederla mettere in pratica dopo una campagna elettorale espressamente contraria al gambling sarebbe quanto meno singolare, e sembra più realistico valutare altre opzioni.

Probabilmente per il 2019 il governo si limiterà a una proroga delle concessioni alle aziende del gioco d’azzardo. I tempi stringono e un nuovo appalto che ponga un enorme punto interrogativo sulle entrate dell’erario dal settore. Con le recenti restrizioni legislative sulla pubblicità, non è detto che i concessionari decidano di spendere la stessa cifra per rinnovare la propria licenza. I mercati esteri al momento risultano molto più promettenti e meno pericolose, tanto da giustificare investimenti ingenti. In Italia la situazione è opposta, e lo Stato non si può permettere di tenere un punto di domanda sugli introiti alla voce “concessioni della licenza di gioco”. L’alternativa, non ancora bocciata, è riordinare completamente il settore (come previsto dalla bozza del Def), riprendendo in mano l’accordo della Conferenza Unificata tra Stato e regioni siglato nel 2017. In questo la strategia sarebbe ridurre la quantità di punti vendita e aumentare la pressione fiscale, anche a costo di incrementare i proventi da destinare alle regioni. A pagare sarebbero gli esercenti, ma l’idea sarebbe coerente sia con il programma dei partiti sia con la necessità di reperire fondi. L’incognita rimane, appunto, la risposta da parte delle aziende, che potrebbero promuovere un esodo verso altri Paesi.

Nel frattempo, rimane in sospeso anche la questione del bando per il Superenalotto. La lotteria di gestione statale è stata a sua volta ridimensionata dal Decreto Dignità, a sua volta gravando sulle casse statali. I tempi per il rinnovo della concessione si sono allungati a causa di un avvicendamento al vertice dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, ma sarà necessario trovare una risposta definitiva in tempi brevi. Il destino delle manovre finanziarie dello Stato rimane strettamente legato a quelle del gioco d’azzardo, un comparto tanto contrastato quanto fondamentale per l’economia del nostro Paese. Con una coperta così corta, spetterà a Lega e 5 Stelle scegliere da che parte tirare.

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