Cronaca

“Molti sapranno che sono io il candidato”, le intercettazioni che incastrano Caputo

“Non possiamo prendere settemila voti… seimila voti… non meno di questo e buttarli al macero… scusami… male che va… candidi a tuo figlio… eh scusami… cioè… che discorsi stiamo facendo… ma che fa… si buttano questi… la politica… cioè tu continui a essere più forte di tutti… ma come si deve fare… anziché perderli… ci metterei… io so già la soluzione qual è: Caputo senza fotografie… non so come si chiama tuo figlio.. “detto Salvino”… punto… basta… è così… funziona così”.

Queste le parole che avrebbe pronunciato il leghista Alessandro Pagano (anche lui indagato in altro procedimento), consigliando Salvino Caputo, arrestato insieme al fratello Mario e a un procacciatore di voti. E’ quanto emerge dalle intercettazioni inserite nell’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per l’ex sindaco di Monreale, suo fratello Mario e l’intermediario Benito Vercio.

L’arresto arriva dopo un anno di indagini. Secondo quanto ricostruito dall’accusa, rappresentata dal Procuratore della Repubblica di Termini Imerese Ambrogio Cartosio e il sostituto Annadomenica Gallucci, l’ex deputato regionale, avrebbe escogitato uno stratagemma tale da consentirgli di non disperdere la preferenza che i suoi elettori gli avrebbe garantito. Anche a costo di promettere – stando a quanto emerso tra intercettazioni ambientali e telefoniche – assunzioni nei supermercati, trasferimenti da una sede aziendale a un’altra ritenuta più comoda o anche l’accesso di una ragazza all’università romena di Medicina a Enna.

Inconsapevole di essere intercettato, anche il figlio di Caputo forniva una spiegazione sul perchè non ci fosse il nome del padre nei volantini e nei cartelloni pubblicitari : “Quindi se qualcuno gli scrive pure Salvino Caputo… ci va sempre… quindi sì… è una strategia non mettergli la… foto”. La scelta sulla candidatura è poi ricaduta sul fratello Mario. “Ha accettato la proposta – scrive il giudice – di candidarsi con l’appellativo di Salvino, di rimanere in posizione del tutto defilata nella campagna elettorale, di non intervenire ai comizi pubblici cui invece partecipava il fratello”. A confermare tutto, un’intercettazione di Salvino Caputo che parlando al telefono con il fratello, dice: “Tieni conto che molti… sapranno che sono io il candidato… perché non è che tutti sono raggiungibili o tutti sanno che io non mi candido… specialmente nei paesi… ma si gioca sull’equivoco… sul fatto anche Caputo detto Salvino… infatti nel partito anche su questo insistono”.

Lo stratagemma era condiviso anche da Angelo Attaguile, commissario per la Sicilia di Noi con Salvini, che il 29 settembre 2017 chiama Salvino Caputo: “La soluzione che ha posto lui è ottima. Con la soluzione che ti ho detto noi siamo tranquilli”. Secondo le stime di Pagano, il trucchetto sarebbe potuto costare al massimo una perdita di voti pari al 10 per cento, ma la linea, tra i capi elettori e i semplici sostenitori, doveva essere comune. Lo chiarisce un’altra intercettazione sul telefono di Benito Vercio mentre parla con un altro indagato: “All’esterno chi non lo sa… lì c’è messo Caputo… chiuso… non è che c’è la foto… c’è Caputo… poi c’è Salvino… la gente fuori non deve sapere… non glielo dobbiamo spiegare”.

A chiedere chiarimenti su quanto emerso dalle indagini è stato anche Matteo Salvini. “Intercettazioni imbarazzanti. Pagano che implora Caputo di candidare il figlio pur di non perdere migliaia di voti. Ed è per questo che nelle prossime ore chiederemo al nostro leader di commissariare l’intero movimento dell’isola e di inviarci un commissario straordinario che rimetta in sesto la situazione”, ha dichiarato Francesco Vozza, già responsabile del Carroccio a Palermo poi sostituito proprio da Pagano.

Share
Published by