Cronaca

Monreale, otto giorni per il dissesto. E Capizzi…

Otto giorni. Otto giorni di fuoco, potremmo definirli scimmiottando il titolo di un film. Otto giorni in cui si compie il destino di Monreale che diventa a tutti gli effetti un comune in dissesto. Otto giorni difficili per il sindaco Piero Capizzi che ha visto crollare tutte le sue certezze. Da un’uscita trionfale, in caso di accoglimento del suo ricorso, ad essere il sindaco della Monreale precipitata nell’oblio. Mai come adesso l’appeal di Piero Capizzi è sotto zero. Non è lui il responsabile di questo disastro economico. E questo è fuori di ogni dubbio. Ma è lui che non ha saputo coordinare al meglio gli uffici che hanno consegnato alla Corte dei Conti un documento impresentabile, bocciato due volte per errori pacchiani. Ora Capizzi dovrebbe far “saltare delle teste”. E farsi delle domande.

Intanto domani il presidente del consiglio comunale Giuseppe Di Verde incontrerà i capigruppo. Con loro si discuterà del prossimo consiglio comunale da convocare per dichiarare a tutti gli effetti il dissesto. Non ci sono date certe. Ma si parla di un martedì 6 febbraio. Non è remota nemmeno l’ipotesi di attendere l’insediamento del commissario ad acta e attendere che sia lui a convocare d’ufficio il consiglio comunale. In quel caso i tempi si allungherebbero leggermente, di circa un mese. Ma ormai non ha senso attendere. Il destino di Monreale si è già compiuto.

Cosa cambia per i cittadini? A dire il vero nulla. Monreale ha già le tasse al massimo e il comune non può ridurre il personale con licenziamenti visto che l’organico è già sottodimensionato. Ma adesso i conti e i bilanci del comune passeranno sotto la lente di ingrandimento degli ispettori della Corte dei Conti. Che vorranno individuare i responsabili. E per loro la sanzione sarà “salatissima”: oltre la restituzione degli emolumenti, se assessori o sindaci, anche il divieto assoluto di candidarsi a qualsiasi tipo di elezione per i prossimi dieci anni. E si aprono scenari davvero inquietanti.

Share
Published by