Cronaca

Nel ricordo di Vincenzo Miceli, l’imprenditore monrealese che non si piegò al pizzo

Vincenzo Miceli era un geometra e imprenditore che lavorava a Monreale. Fu ucciso il 23 gennaio del 1990 perchè non si piegò al pizzo, denunciando le estorsioni. Era amministratore della sua impresa di costruzioni, che si occupava di realizzare per conto degli enti pubblici, strade, illuminazioni ed edifici pubblici. Un lavoratore che non si piegò ai ricatti dei mafiosi, ucciso perchè non voleva sottostare alle decisioni “intavolate” degli appalti. La verità sulla morte dell’imprenditore monrealese arrivò dopo le dichiarazioni dei pentiti Giovanni Brusca, Santino Di Matteo e Giuseppe Monticciolo. Lo stesso Brusca, durante l’interrogatorio lo definì :”Un onesto lavoratore. Uno che non voleva pagare il pizzo e che faceva delle denunce”.

Per l’omicidio di Vincenzo Miceli e di altre sei vittime della mafia (Girolamo Palazzolo, ucciso a San Giuseppe Jato nell’ottobre del ’94; Francesco Reda, 13 agosto 1994; Antonino Cangelosi, Borgetto, 8 aprile 1994; Domenico D’Anna a San Giuseppe Jato, 16 ottobre 1993; Giuseppe Ilardi, Camporeale, 24 gennaio 1991 e Fabio Mazzola ucciso a San Cipirello, 5 aprile 1994) furono condannati nel 2004 all’ergastolo i boss mafiosi Giuseppe e Romualdo Agrigento, Antonino Alcamo, Castrenze e Giuseppe Balsamo, Benedetto Capizzi, Francesco La Rosa, Agostino Lentini, Biagio Montalbano, Domenico Raccuglia, Michele Traina e Leonardo Vitale. Pene minori, invece, per Giovanni Bonomo ed i pentiti che hanno collaborato all’inchiesta, autoaccusandosi, Enzo Salvatore Brusca (16 anni) e Mario Santo Di Matteo (13 anni).

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